L’Appennino è uno scrigno di tesori enogastronomici, creati da un’agricoltura che il presidente del Gal dell’Appennino bolognese Tiberio Rabboni, non esita a definire “eroica”. Da luglio inizia D’In Sò, un evento che continuerà fino ad ottobre e che conta oltre 30 appuntamenti di degustazioni enogastronomiche per far conoscere i prodotti della montagna.
Le tappe enogastronomiche con prodotti dell’Appennino: l’edizione 2024 di “D’in Sò”
«D’In Sò è un modo per invitare i cittadini a salire in montagna, per vedere e conoscere l’enorme patrimonio fatto di grani antichi, frutta, castagne, tartufi, funghi, con l’idea di riscoprire un’agricoltura che è quanto più distante da quella intensiva della pianura» inizia Rabboni, che continua raccontando come «spesso questa agricoltura è eroica, perché è fatta da famiglie che devono spesso avere anche un altro lavoro: la produttività di queste colture è molto bassa e dunque non riesce a competere coi prezzi del mercato».
È questo il motivo per cui occorre necessariamente farla conoscere, soprattutto perché emblema di qualità diffusa e di consumo consapevole di prossimità. Daniele Ara, assessore con delega all’agricoltura, cita la riscoperta della Mela rosa romana ricca di polifenoli: un frutto che cresce nell’Appennino. Cita anche di Satnam Singh, il bracciante morto a latina, specificando la necessità di «pensare da dove viene il cibo che consumiamo».
Durante il progetto con 30 degustazioni nei ristoranti dell’Appennino verrà anche fatto un censimento dei prodotti. Ogni ristorante che aderisce sceglierà una materia prima su cui focalizzare la serata: i prodotti sono ovviamente più di 30 «ma dobbiamo iniziare da qualche parte a costruire questa identità dell’Appennino di cui tutti parlano ma che nessuno descrive». Ogni evento di degustazione sarà gratuito e consisterà in un piatto abbinato ad un calice di vino. Durante le serate ci saranno anche alcuni accompagnamenti musicali e alcuni gadget fatti da aziende dell’Appenino.
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