I lavoratori del pubblico impiego dell’Usb sono scesi in piazza, questo pomeriggio, contro i tagli della spending review. In un sit-in in Regione denunciano il dimezzamento delle risorse per il trasporto pubblico locale.

Dopo la mannaia di tagli della spending review tocca alle Regioni rimodulare e razionalizzare i budget di spesa. Dietro i tecnicismi del linguaggio “montiano” sono scesi in piazza i lavoratori del pubblico impiego, proprio davanti alla sede della Regione, dove le sforbiciate si mettono a regime. Scuola, sanità e amministrazione pubblica ridotte all’osso, secondo i rappresentanti delle Usb. “Basta sacrifici e privatizzazioni. Basta disoccupazione, precarietà e riduzione dei diritti” si legge nei volantini che anticipano la grande mobilitazione del 27 ottobre. Un “No Monti Day” su cui settore pubblico rinnova la sua coesione.

Forte si leva l’indignazione dei dipendenti del trasporto pubblico strangolati dai tagli statali. Dal 2010 ad oggi i finanziamenti si sono dimezzati passando da 3 mld a 1,6 mld a livello nazionale. In passato a sanare il buco di bilancio in Tper è intervenuta la Regione, ma ormai la situazione è al collasso. Proprio oggi il Consiglio regionale, con l’assessore ai trasporti Alfredo Peri, doveva prendere atto dei mancati trasferimenti e agire di conseguenza: con riduzione delle linee, aumento delle tariffe e pressioni sui sindacati affinché firmino accordi dimentichi dei diritti dei lavoratori. Vertice rimandato, con quel tempismo che sa di politica spaventata di fronte al discontento fuori dal palazzo.

“Sull’onda della crisi – con in Parlamento la coalizione ampia e i sindacati confederali dalla voce affievolita ora che hanno perso i riferimenti politici – l’arretramento in tema di diritti e la strisciante privatizzazione del pubblico sono divenute realtà.” Parole forti quelle di  Gianni Cremonini, Usb trasporti, che ricorda l’accordo sul trasporto pubblico siglato 2 anni fa, con la riduzione delle linee e il biglietto che raggiunge quota 1,50 euro per singola tratta. Oggi il copione si ripete. “Ai tempi non avevano firmato le Usb,  le associazioni degli utenti e Uil-trasporti, ossia lavoratori e cittadini toccati direttamente dal peggioramento dei servizi.  “Manca completamente la volontà di investire sul trasporto pubblico – prosegue Cremonini – ormai ostaggio di logiche privatistiche. Il nostro contratto è scaduto da 5 anni – per tre volte non si è recuperato nemmeno l’inflazione – ma ormai si è giunti al paradosso, rischiamo di firmare un accordo peggiorativo.”

Dalla scuola alla sanità la linea rossa è la rabbia nei confronti della legge di stabilità appena varata. “Laddove nell’amministrazione ci sono sprechi e malfunzionamenti – dice Luca Cataldi, Usb Pubblico Impiego – si dovrebbe partire dai vertici, da chi detta la linea. Ma tante volte in alto mancano le competenze per un rinnovamento serio e allora si procede con tagli lineari di cui vedremo gli effetti deleteri entro un anno.” Anche la sbandierata abolizione delle province e i tagli alla pubblica amministrazione rischiano di diventare un boomerang per i cittadini se non si individuano le criticità ma si opera con la calcolatrice da un lato e l’ideologia dall’altro.

Angelica Erta