Il comitato dell’Emilia-Romagna contro l’Autonomia Differenziata festeggia una piccola vittoria. Il neo-presidente della Regione, Michele de Pascale, ha annunciato oggi la rinuncia a qualsiasi percorso di richiesta di una maggiore autonomia differenziata, decidendo una linea di forte discontinuità rispetto al mandato precedente, quello di Stefano Bonaccini.
Il precedessore di de Pascale, infatti, non solo aveva avanzato la richiesta di autonomia differenziata insieme ai colleghi di Lombardia e Veneto ma, una volta concretizzatasi nel ddl Calderoli, che lo stesso Bonaccini aveva bocciato, non aveva formalmente ritirato la richiesta al governo nonostante le ripetute sollecitazioni del comitato regionale No AD.
La Regione Emilia-Romagna rinuncia a qualsiasi forma di autonomia differenziata
La decisione di de Pascale arriva a poche settimane dal suo insediamento e si inserisce in un tema che ha visto diversi colpi di scena negli ultimi mesi. Prima la Corte costituzionale ha di fatto smontato in diversi punti essenziali la legge Calderoli, poi però ha bocciato il quesito referendario per il quale erano state raccolte le firme.
Al termine della seduta odierna dell’Assemblea Legislativa, de Pascale ha annunciato ufficialmente alla stampa la decisione di rinunciare formalmente a qualunque richiesta di una maggiore autonomia differenziata. Ciò significa che l’Emilia-Romagna fa un passo indietro non solo rispetto alle misure contenute nella legge Calderoli, ma rispetto a qualunque altro assetto che esso potrà prendere.
«Il ritiro della proposta dell’Emilia-Romagna sull’autonomia differenziata, che abbiamo annunciato in campagna elettorale ed era oggetto del programma, richiama a un ripensamento più profondo che è anche autocritico – ha affermato de Pascale in aula – Per quanto mi riguarda autonomie differenziate legislative non ne azionerò, dobbiamo invece farne una amministrativa, che deve vedere come protagonisti assoluti Comuni e province che sono i veri enti di prossimità. Ormai l’autonomia differenziata viaggia su un binario morto, un rigoroso e serio piano B è un tavolo per la riforma del titolo quinto».
«Considero quella di oggi una grande vittoria – osserva ai nostri microfoni Maria Longo del comitato – Noi avevamo raccolto seimila firme per una legge di iniziativa popolare che chiedeva proprio di ritirare la richiesta di negoziazione al governo e sia il presidente della giunta che quello dell’Assemblea legislativa hanno fatto riferimento alla nostra legge». Il comitato, quindi, festeggia per essere riuscito a incidere culturalmente anche sulla maggioranza dell’Emilia-Romagna, la stessa che aveva avallato la delega a Bonaccini per trattare sul tema dell’autonomia differenziata.
Tuttavia il comitato No Ad non si fermerà, perché la legge dà la possibilità di aprire altre negoziazioni anche con una legge ordinaria vigente. Quello che viene chiesto alla Regione, dunque, è di assumere un atto, che sia una legge o una risoluzione, che stoppi ogni tentativo futuro di poter riaprire la partita sul tema.
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