All’indomani dell’approvazione in Consiglio dei ministri della cosiddetta “Bozza Calderoli” sull’autonomia differenziata, sono molte le levate di scudi da parte dei presidenti di Regione contrari al progetto. Quella più curiosa, però, è senza dubbio di Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia-Romagna e candidato alla segreteria del Pd, che attorno all’autonomia differenziata ha compiuto un’autentica inversione di rotta.
L’Emilia-Romagna, insieme a Veneto e Lombardia, figurava tra le tre Regione che l’hanno chiesta al governo, mentre ieri Bonaccini ha affermato che il disegno di Calderoli andrebbe cestinato.

Autonomia differenziata, i problemi della Bozza Calderoli

«Il disegno Calderoli costituisce l’avvio della distruzione dell’unità d’Italia sul versante della produzione legislativa, cioè avremo una penisola ceduta all’autarchia delle Regioni». Non usa mezzi termini Gianluigi Trianni, esponente di Medicina Democratica, una delle realtà che danno corpo al comitato regionale dell’Emilia-Romagna contro l’autonomia differenziata.
Trianni sottolinea che il progetto del governo riguarda tutte le 23 materie consentite dalla legge, ma il settore che verrà ceduto all’autonomia regionale che incarna meglio la gravità è quello della scuola, alla base dell’unità stessa del Paese. «Avremo la rottura dell’unitarietà dei contratti di insegnamento e dei programmi», sottolinea il detrattore del progetto.

La riforma del governo, però, avrà un impatto anche sulle retribuzioni e sui diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, oltre a dare un nuovo impulso alle privatizzazioni.
La sanità, già esposta al regionalismo, vedrà un affermarsi del privato, attraverso le assicurazioni. Ma per Trianni il processo è già avviato, come ad esempio in Lombardia, dove sanità pubblica e privata vengono già di fatto equiparato.
Anche sui temi energetici e ambientali la differenziazione legislativa su base regionale potrà produrre dei problemi, fino al tema della giustizia, che dipenderà sostanzialmente da dove si è nati.

La giravolta di Bonaccini: da richiedente a detrattore

Particolarmente curiosa è la posizione di Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna e candidato alla segreteria del Pd, che sul tema dell’autonomia differenziata ha compiuto una vera e propria giravolta. «Non solo non mi convince, ma va messa nel cassetto. Non dico nel cestino per non sembrare maleducato», ha detto ieri Bonaccini a proposito della Bozza Calderoli.
L’Emilia-Romagna, però, figurava tra le tre Regioni che hanno spinto sul governo per avere l’autonomia, mentre oggi il suo presidente utilizza le parole d’ordine di chi fin dal principio si è opposto alla misura: «Abbiamo già un’Italia a troppe velocità diverse, e questa proposta le acuirebbe – ha detto ieri Bonaccini – Ma può un paese rischiare di ritrovarsi 20 pubbliche istruzioni diverse?».

A chiarire in parte il perché di questa inversione a “U” è stato lo stesso Bonaccini, che ha sostenuto di aspettarsi una cosa diversa. «Noi la immaginavamo come fosse una possibilità di programmare le risorse in maniera certa per gli anni successivi e non la tombola e la lotteria che c’è in questo momento ogni anno – ha affermato il governatore dell’Emilia-Romagna – e per semplificare al massimo la vita dei cittadini e delle famiglie».
Il no di Bonaccini, dunque, non sarebbe sull’autonomia differenziata in sè, ma su come è stata disegnata dallo stesso Calderoli. E si spinge a dire che il progetto serve alla Lega per le elezioni regionali in Lombardia, ma che il governo appare freddo e probabilmente non se ne farà nulla.

A smentire Bonaccini, almeno a parole, è stata la stessa premier Giorgia Meloni qualche ora dopo. «Questo provvedimento dimostra ancora una volta che questo governo manterrà gli impegni presi, la coerenza con il mandato avuto dai cittadini, per noi, è una bussola – ha detto Meloni al termine del Cdm – Puntiamo ad un’Italia più unita».
Ma chi si è opposto fin dal principio all’autonomia differenziata richiesta dall’Emilia-Romagna non crede che quella di Bonaccini sia una vera e propria retromarcia. «Bonaccini ritiene di essere il depositario di una proposta di autonomia differenziata, non è contrario all’autonomia in sè», rimarca Trianni.

Per l’esponente del comitato, però, occorre andare nel merito di quella che era la proposta dell’Emilia-Romagna per capire se e quanto diverga dal disegno di Calderoli.
Nella richiesta avanzata al governo, l’Emilia-Romagna chiedeva la competenza su 15 materie sulle 23 disponibili, ma qualora il progetto del governo andasse avanti, è su tutte le 23 materie che anche l’Emilia-Romagna dovrebbe misurarsi.
«In tutte le sue quindici materie, compresa sanità e scuola, la proposta di Bonaccini prevede politiche di espansione dell’iniziativa privata, ad esempio dando spazio ai fondi assicurativi regionali – sottolinea Trianni – Questo è un doppio gioco del Pd».

Se davvero Bonaccini ravvisa un problema nel progetto del governo, come ha dichiarato, il comitato contro l’autonomia differenziata lo invita a fare l’unica cosa possibile per differenziarsi dalla rottura dell’unità d’Italia: ritirare la richiesta dell’Emilia-Romagna.
«Bonaccini ritiri quella domanda che imprudentemente e impunemente ha avanzato nel 2018, altrimenti sarebbe di fatto ratificata dalle procedure del governo Meloni», conclude Trianni.

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