Dove si manifesta in modo più simbolico il vero volto delle politiche europee sull’immigrazione, presso le frontiere chiuse, le istituzioni ordinano lo sgombero dei profughi che con la loro presenza sottolineano il problema irrisolto. Dopo lo sgombero di Idomeni, il sindaco di Ventimiglia ha firmato un’ordinanza per sgomberare in 48 ore il campo informale al confine con la Francia.
Prima Idomeni e poi Ventimiglia. L’accordo con la Turchia per la deportazione dei profughi non è bastato a risolvere il problema dell’immigrazione in Europa. Gli sbarchi e i naufragi degli ultimi giorni, intensificatisi con la bella stagione, hanno riacceso un problema solo leggermente attenuatosi in inverno. Il piano di ricollocamenti europei su base volontaria, invece, è abortito prima di nascere.
Di fronte alla nuova e ampiamente annunciata “emergenza”, la nuova linea dei governi e delle amministrazioni del Vecchio Continente sembra essere quella della rimozione del problema là dove si manifesta in modo più evidente, là dove sottolinea in modo simbolico il vero volto delle politiche europee sull’immigrazione.
A Idomeni come a Ventimiglia, la ricetta fornita dalle istituzioni per affrontare i problemi creatisi con la chiusura delle frontiere è solo una: lo sgombero.
Ad inizio settimana, dunque, è cominciato lo sgombero dell’accampamento informale formatisi nella cittadina al confine tra la Grecia e la Macedonia, dove più di 8mila migranti chiedevano la riapertura della “rotta balcanica”.
A Ventimiglia, cittadina al confine tra l’Italia e la Francia, una “soluzione” analoga. Il sindaco Enrico Ioculano (Pd) ha ordinato lo sgombero entro 48 ore del campo informale creatosi lungo le rive del fiume Roja.
“Abbiamo 48 ore da ieri per lasciare il campo -spiega un attivista no borders – o la polizia arriverà a sgomberare. Non c’è stato nemmeno un accenno di dibattito pubblico o istituzionale su una possibile alternativa per i migranti, come se fosse davvero possibile che se ne vadano da ventimiglia. Ma questa non è una ipotesi credibile e lo sanno tutti molto bene. Le istituzioni non si sono poste alcun tipo di problema sulle alternative da dare al campo ma troveranno un posto, di questo sono sicuro. Da qualche parte devono stare: esistono“.
L’accampamento è composto da circa 200-300 profughi e si è creato dopo due provvedimenti voluti dall’Amministrazione comunale e dal Ministero dell’Interno: la chiusura del centro di accoglienza della Croce Rossa e la caccia all’uomo messa in atto dalle forze dell’ordine ormai dieci giorni fa, che ha portato alla deportazione di una cinquantina di migranti.
Misure repressive che non hanno prodotto i risultati sperati: a Ventimiglia continuano a soggiornare e dirigersi molti profughi che cercano di varcare il confine e dirigersi in Francia o in nord Europa.
“Credo che l’Italia in questo momento abbia una forte necessità di dimostrare ai paesi confinanti di avere il pieno controllo della frontiera – commenta il no Borders – ma di fatto le persone contintuano ad arrivare, quindi il piano non staf funzionando molto bene. Parte del piano era la deportazione forzata di 50 migranti che hanno fatto qualche giorno fa. Un’azione simbolica, il cui scopo era di far capire ai migranti, portandoli nel campo di concentramento più lontano in Italia, che in Francia non si passa. Effettivamente in Francia è difficile passare, ma la gente continua ad arrivare”.
Il sindaco ha dichiarato di aver emesso l’ordinanza di sgombero per motivi sanitari e di sicurezza, dopo aver sentito prefettura e Asl.
“È innegabile -risponde l’attivista- che in un campo informale sotto un ponte ci siano dei problemi di questo tipo. Ma credo che sia abbastanza strumentale come prospettiva, sia quella dell’ordinanza sia quella del dibattito mediatica. L’intento è zittire completamente le rivendicazioni politiche dei ragazzi che stanno sotto questo ponte, che sono quelle di libertà, dignità e di poter scegliere in quale luogo vivere“.
Nel frattempo il flusso continua. Proprio oggi, secondo quanto riporta Ansa, sono arrivati 890 migranti nel porto di Catania, tratti in salvo con otto operazioni di soccorso, mentre a Pozzallo sono iniziate le operazioni di sbarco per 657 migranti. Continua a crescere anche il numero dei naufragi nel Mediterraneo: la settimana che si sta per concludere conta almeno 70 vittime.