Questa mattina il presidente del Consiglio Mario Draghi ha esordito al Senato per chiedere la fiducia alle Camere. L’incontro è stato scandito dagli obiettivi chiave che il nuovo incaricato ha presentato, in primis l’unione per la sconfitta del virus, la transizione ecologica e una riforma sistemica per restituire il futuro ai giovani.
Il voto alla fiducia è previsto questa sera alle 22.

Il discorso di Mario Draghi al Senato

«Il primo pensiero che vorrei condividere riguarda la nostra responsabilità nazionale». Così Mario Draghi ha aperto la seduta, richiamando all’attenzione tutti i presenti prima di illustrare gli obiettivi strategici del programma.
Coesione e «rinuncia agli elettori» è lo spirito repubblicano che il presidente del Consiglio ha espresso di voler porre come motore propulsivo per guidare il Paese fuori da una crisi senza precedenti dal dopoguerra ad oggi. E che deve partire dal “miracolo” dei vaccini, ottenuti in meno di un anno e che consentiranno al Paese di sconfiggere la pandemia.

Il programma presentato non vuole distanziarsi dalle premesse gettate dal precedente governo, che il presidente ringrazia per quanto effettuato in quella che è stata un’emergenza inedita per l’Italia.
Ma «non basterà elencare progetti – sottolinea Draghi – dobbiamo dire dove vogliamo arrivare nel 2026, a cosa puntiamo per il 2030 e il 2050». Per questo è necessario abbracciare le sfide che ci attendono in quest’epoca, con riforme pronte a rinnovare il sistema interno, a partire dalla riforma fiscale e alla diminuzione del gap di genere tra uomini e donne, che hanno risentito maggiormente il peso della pandemia. E soprattutto, rimettere i giovani al centro delle nuove politiche e delle opportunità per il lavoro. Per questo bisogna «far il possibile per recuperare le ore di didattica in presenza perse», bisogna finanziare la ricerca e che sia una «ricerca di eccellenza ovvero una ricerca riconosciuta a livello internazionale». E non manca il riferimento al Mezzogiorno, dove è necessario, per il nuovo presidente incaricato, «irrobustire l’amministrazione».

Ma è l’ampio sistema esterno a richiedere una riforma di ripartenza. «La globalizzazione, la trasformazione digitale e la transizione ecologica stanno da anni cambiando il mercato del lavoro, e richiedono continui adeguamenti nella riforma universitaria».
Soprattutto, è ai cambiamenti climatici che gli obiettivi convergono, prefigurando un futuro possibile solo a partire dal rinnovamento politico in questo senso.
«Quando usciremo, e ne usciremo dalla pandemia, che mondo troveremo?» questa è la domanda con cui Draghi interroga l’aula e si interroga a nome di tutti, per sensibilizzare sullo scioglimento dei mari, sull’inquinamento dell’aria, e in generale per la sfida che l’ecosistema impone, e che necessariamente deve passare attraverso una riconsiderazione delle nostre abitudini. Digitalizzazione, infrastrutture, fonti d’energia rinnovabili: questa è la strategia del programma che punta ad «buon pianeta, non solo ad una buona moneta».

Il Next Generation EU deve essere trasversale e «impattare simultaneamente tutti i settori in maniera coordinata». E per il conseguimento di questi progetti è necessario che il settore privato investa nel pubblico per «accelerare la realizzazione dei progetti» e che, in generale, ci sia un radicale contrasto all’evasione fiscale.
Ma in questa prospettiva non si compiono passi indietro: il governo che si delinea è un governo europeista e atlantista, e «fuori dall’Europa non c’è Italia». E a proposito di rapporti internazionali, non è mancato l’accenno al «rispetto per i rifugiati», circa il problema dell’immigrazione e delle relazioni nel Mediterraneo.
A fronte del laboratorio politico che si è creato nell’ultimo mese, è coesione che chiede Draghi in conclusione della conferenza: una coesione che oggi più che mai è «un dovere».

Emily Pomponi

ASCOLTA LE PAROLE DI MARIO DRAGHI: