Il governo francese lo accusa di ecoterrorismo, al punto da aver deciso il suo scioglimento. In realtà le pratiche del movimento ecologista radicale Soulèvements de la Terre non hanno nulla a che fare col terrorismo. Ma, a differenza di tante altre manifestazioni, le lotte che porta avanti sono molto determinate e riguardano obiettivi ambientali, su cui insistono progetti di devastazione, per i quali in ballo ci sono molti interessi economici.
«Le azioni di Soulèvement de la Terre consistono in piccoli sabotaggi e azioni dimostrative – racconta ai nostri microfoni Antonella Selva, attivista che ha partecipato ad una mobilitazione nel marzo scorso – Definirle ecoterrorismo è iperbolico, ma serve al governo per arrivare a leggi speciali, con repressione e arresti preventivi».

Soulèvements de la Terre, il movimento ecologista che il governo francese vuole sciogliere

Il movimento nasce nel 2021, attorno alla lotta nei pressi di Nantes, più precisamente nell’area di Notre-dame-des-landes. Là era prevista la cementificazione di un’area verde per fare spazio ad un nuovo aeroporto internazionale.
È proprio in quel luogo che venne istituita la prima “Zad”, la “zone à défendre”, una zona da diferendere dalla devastazione ambientale attraverso un’occupazione.
«Quella battaglia fu vinta – ricorda Selva – e il progetto venne ritirato». Ma oltre alla battaglia ecologista, quello fu il momento di costituzione di Soulèvements de la Terre, che seppe rivitalizzare le lotte annichilite dalla pandemia, come quella dei Gilet Jaune o di altre realtà ambientaliste.

«Sarà molto difficile sciogliere il movimento, perché ha un’organizzazione reticolare», sottolinea Selva, che racconta come, tra attivisti e comitati locali diffusi su tutta la Francia, si stima che siano oltre 100mila i militanti.
Nel marzo scorso Soulèvements de la Terre ha fatto la propria apparizione a St. Soline, una minuscola località rurale nella regione agricola delle Deux Sèvres, nella Francia occidentale. Il progetto preso di mira in quell’occasione riguardava la costruzione di un grande bacino idrico che avrebbe sottratto acqua alle comunità locali in favore dell’agroindustria.
Furono 4mila gli agenti di polizia schierati dallo Stato francese in quell’occasione e la repressione fu durissima, ma una parte del movimento seppe anche resistere e rispondere.

È proprio il ferimento di agenti di polizia la motivazione che oggi porta il governo francese a decidere lo scioglimento del movimento ecologista radicale, ma per chi conosce queste dinamiche l’accusa pesantissima di “ecoterrorismo” affibbiata a Soulèvements de la Terre è solo un pretesto per arrivare a leggi speciali che permettano di disinnescare le azioni contro la devastazione ambientale.
L’attivista racconta le modalità organizzative del movimento, che organizza le lotte in “stagioni” e, attraverso assemblee orizzontali, decide gli obiettivi dislocati sul territorio nazionale del semestre successivo.

Le pratiche utilizzate dal movimento sono simili a quelle del movimento No Tav, che non a caso in Italia è stato spesso coinvolto in procedimenti giudiziari con accuse gonfiate di terrorismo.
L’azione diretta è privilegiata perché, in seguito ad ogni lotta, il movimento si prefigge l’obiettivo di cambiare qualcosa. Ecco quindi che vengono utilizzati boicottaggi e piccoli sabotaggi dei cantieri di grandi opere, come ciò che ad esempio accadde a St. Soline, quando fu smontata una pompa idraulica poi portata davanti alla sede comunale.

Azioni soprattutto dimostrative e comunicative, che però iniziano a disturbare gli interessi economici di diverse società e i progetti con un forte impatto sull’ambiente che esse portano avanti.
Oltre che in Francia, però, Soulèvements de la Terre ha ispirato movimenti analoghi in altri Paesi. In Italia, più precisamente a Bologna, il movimento gemello “Sollevamenti della Terra” nell’estate dell’anno scorso ha dato vita ad una marcia partita dalla risaia di Altedo, minacciata dal progetto di un hub della logistica, è passata per la città, dove insiste il progetto del Passante di Mezzo, e si è conclusa a Corno alle Scale, dove si svolge la battaglia contro la costruzione di una nuova seggiovia.
Nel 2023 la marcia sarà replicata dall’8 al 17 settembre.

ASCOLTA L’INTERVISTA AD ANTONELLA SELVA: