Otto morti, tra cui due minori, è il bilancio delle vittime palestinesi in seguito agli attacchi dei giorni scorsi da parte dell’esercito israeliano nel campo e nella città di Jenin. È l’ennesima tensione che si registra nei territori occupati, ma questa volta con una risposta della resistenza palestinese che ha preso di sorpresa anche l’esercito israeliano stesso.
A raccontare quello che sta accadendo in Palestina, ai nostri microfoni, è Romana Rubeo, giornalista di Palestine Chronicle.

Israele e gli attacchi a Jenin, in Cisgiordania. Con l’arma dei coloni

Ciò che c’è di nuovo rispetto al passato, però, sembra essere l’utilizzo da parte del governo israeliano delle milizie dei coloni armati, autori di veri e propri raid ed incursioni con incendi a case, auto e campi coltivati. «Invece di affrontare un’operazione in tutto campo in Cisgiordania, che come possiamo immaginare avrebbe delle conseguenze politiche e militari, ma anche un costo di vite umane, si stanno spronando operazioni di milizie armate di coloni, in una sorta di guerra civile di matrice religiosa e messianica», sottolinea Rubeo.

Su quanto accaduto a Jenin è intervenuto anche il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che ha sottolineato come «L’espansione di questi insediamenti illegali è un importante fattore di tensione e violenza, rafforza ulteriormente l’occupazione israeliana del territorio palestinese, invade la terra e le risorse naturali palestinesi, ostacola la libera circolazione della popolazione palestinese e mina i diritti legittimi del popolo palestinese all’autodeterminazione e alla sovranità».

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