Ieri, 6 gennaio 2024, si è conclusa la campagna abbonamenti di Radio Città Fujiko. Era la seconda edizione di un’iniziativa che abbiamo inaugurato nel 2022, con il titolo “La nostra prima volta”.
La raccolta di quest’anno, invece, si chiamava “Tra due fuochi” e lo scopo, oltre a raccogliere risorse per il nostro sostentamento e l’indipendenza di cui siamo gelosi, era mostrare apertamente ad ascoltatrici e ascoltatori, lettrici e lettori quali sono le sfide principali che comporta oggi fare informazione in modo libero e non allineato.

Grazie per il sostegno: la campagna abbonamenti è conclusa, il nostro lavoro no

La prima cosa che vorrei dire a campagna conclusa è: grazie. Grazie a quante e quanti hanno confermato il sostegno dall’anno scorso, grazie a coloro che hanno deciso di fare una donazione quest’anno, grazie dell’affetto e dell’incoraggiamento a continuare che non ci fate mai mancare.
Grazie anche ai tantissimi testimonial – personaggi del mondo della musica, della letteratura, del teatro e dello spettacolo – che hanno deciso di esporsi per noi, per una piccola radio di cui però hanno riconosciuto il valore, l’originalità e forse l’unicità nel panorama mediatico italiano.

GUARDA IL VIDEO DEI TESTIMONIAL DELLA CAMPAGNA ABBONAMENTI:

Più che il sostegno economico, di certo utile in tempi come questi, ciò che ci ha scaldato il cuore è la conferma di aver costruito una comunità. Le ragioni che la uniscono sono molteplici, dal bisogno di un’informazione indipendente all’amore per una musica di qualità e non conformista, dalla ricerca di approfondimenti culturali al riconoscimento dell’azione sociale che in vari modi Radio Città Fujiko mette in campo schierandosi inequivocabilmente dalla parte degli oppressi.
Il vostro sostegno ci dice in modo esplicito che quello che facciamo, oltre ad essere apprezzato, ha un senso.

Probabilmente il titolo della campagna abbonamenti di quest’anno era riduttivo. I fuochi tra cui si trova l’informazione indipendente, infatti, sono più di due. Non abbiamo solo il tentativo di imporre un pensiero unico, ad esempio sul terreno della guerra, e l’azione fraudolenta di mistificare la realtà attraverso fantasie di complotto, fake news e cedimenti paranoici.
Gli avversari da fronteggiare, a ben vedere, sono molti di più. Ad esempio constatiamo come l’avanzamento tecnologico, in particolare con l’intelligenza artificiale, venga utilizzato da qualcuno per riprodurre gli attuali rapporti di forza, concentrando il potere nelle mani di chi già lo detiene e svilendo ulteriormente una professione, quella giornalistica, il cui compito sarebbe fondamentale. Il rischio è quello di trovarci immersi in un nuovo conformismo digitale, in cui le macchine riducono l’informazione a una rielaborazione delle veline di palazzo.

I mali dell’informazione in Italia, ahimè, non sono finiti. Vediamo come il settore venga trasformato in un palcoscenico egotico per accendere i riflettori su giornalisti-star, mettendo in secondo piano la funzione che invece dovrebbe essere centrale: raccontare il presente e la verità.
Vediamo che persiste la tendenza a inseguire la sensazione allo scopo di generare traffico funzionale alla remunerazione pubblicitaria, anche senza tenere come bussola la solida base dei fatti.
Constatiamo come i valori fondamentali e i diritti continuino ad essere piegati a ragioni di casacca, minimizzando massacri e genocidi se a compierli sono potenze amiche e accettando dogmaticamente le politiche ufficiali.

Si potrebbe andare avanti ancora a lungo, ma il senso di questa riflessione è molto semplice: per quanto ci è possibile, con i pochi mezzi che abbiamo a disposizione, noi continueremo a rifiutare queste logiche e a garantirvi un’alternativa. Potete quindi stare certi che se saremo manchevoli o se cadremo in errore lo faremo comunque in buona fede, senza inseguire trend che snaturano lo scopo dell’informazione e men che meno sotto la pressione di qualche potentato, politico o economico che sia.
Il tutto con la consapevolezza che essere informati sui fatti e avere una chiave di lettura del presente è fondamentale per la salute stessa della democrazia.