7 partiti del governo della Generalitat complicano la politica catalana. Il confermato ma indebolito presidente Arthur Mas dovrà fare i conti anche con chi entra in parlamento per la prima volta. Ne parliamo con Luca Tancredi Barone de “Il Manifesto”.
Se l’indipendentismo di questa regione è stato cavalcato dal presidente democratico-cristiano Arthur Mas, di Convergencia i Uniò, adesso il partito che comunque ha la maggioranza in parlamento dovrà fare i conti con altri sei.
Dopo che Mas aveva sciolto le camere del governo della comunità autonoma, sperando di poter raccogliere un maggior consenso e utilizzando l’indipendentismo catalano e la crisi come armi di propaganda, adesso la situazione per il partito centrista è decisamente più complessa.
Il confronto in parlamento passerà anche per un Partido Popular rafforzato di un seggio, ma soprattutto una Esquerra Republicana (un partito di sinistra repubblicano) che ha più che raddoppiato la propria presenza in parlamento. Inoltre aumentano anche i Verdi di Barcellona con due seggi in più. Sconfitti i Socialisti Catalani, che come CiU, vedono i loro seggi scendere da 20 a 28.
Ma la sorpresa riguarda due realtà politiche che entrano nella camera catalana: la formazione Ciutadans con 9 seggi e CUP (Candidatura d’Unitat Popular) che entra con 6 rappresentanti. Quest’ultima è una realtà interessante, radicata nel territorio, giovane e legata ai movimenti sociali (la festa post elettorale è stata fatta in una delle tante Casas Okkupas di Barcellona).
Quella che doveva essere una strategia per la stabilità di governo si è trasformata invece nel suo esatto contrario: “Siamo lontani dalla maggioranza che avremmo voluto raggiungere” afferma Arthur Mas.
Una cosa è certa: nonostante questa pluralità la proposta di referendum per l’indipendenza partirà da Barcellona e cercherà l’autorizzazione del governo centrale di Madrid.