Mentre la Guardia di Finanza e l’Università di Bologna vanno a caccia di affitti in nero, attorno al tema della casa in città rimane il problema dell’affitto breve turistico di piattaforme come Airbnb. Sono 4mila gli alloggi che sotto le Due Torri sono stati destinati alle locazioni turistiche sottraendoli alla locazione tradizionale e ciò continua a rappresentare un problema, soprattutto per studenti e studentesse fuorisede dell’Alma Mater.
La regolamentazione del settore, con i vincoli alla quantità di immobili che ciascun proprietario può dedicare all’affitto breve, è di là da venire, quindi LUnA, il Laboratorio Universitario d’Autogestione, lancia un’iniziativa per una data simbolica, quella del 25 aprile.

Affitto breve, la class action di LUnA per il 25 aprile

È una sorta di class action quella lanciata dal collettivo, che qualche mese fa aveva dato vita all’occupazione di Casa Vacante. Quello che si chiede a tutte e tutti coloro che abbiano a cuore il problema è di prenotare per il 25 aprile uno degli immobili messi in locazione turistica a Bologna e di disdire all’ultimo, tenendo conto dei tempi per cancellare la prenotazione, in modo da non pagare penali.
In questo modo, per il ponte della Liberazione verranno sottratti all’affitto breve turistico tanti alloggi quanti saranno coloro che aderiranno alla class action.

La class action, però, non vuole colpire indiscriminatamente tutti i proprietari immobiliari. Le prenotazioni, infatti, riguarderanno solamente le tre grande agenzie, alcune appartenenti a gruppi finanziari, che gestiscono centinaia di appartamenti in città.
«Il problema per noi non è il turismo o gli affitti turistici – spiega ai nostri microfoni Luca di LUnA – ma la speculazione. Questa agenzie si trattegono il 30% della rendita». Il patrimonio immobiliare gestito da queste grandi agenzie, in particolare, ammonta al 77% degli annunci presenti su Airbnb.

L’iniziativa del collettivo segue e vuole sostenere anche la campagna per una legge di iniziativa popolare che regolamenti il settore dell’affitto breve, lanciata a Venezia sabato scorso. Da tempo, infatti, diverse realtà sociali in tutta Italia chiedono che venga messo un tetto al numero di alloggi che ciascun proprietario può mettere sul mercato della locazione turistica.
L’assenza di regole di questo tipo, infatti, sta trasformando le città e condizionando i loro processi urbani, compromettendo il diritto alla casa di studentesse e studenti, ma anche lavoratrici e lavoratori. Riducendo l’offerta di alloggi, inoltre, l’effetto è anche quello di drogare in alto i prezzi degli immobili rimasti sul mercato della locazione tradizionale.

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