Nel mirino del governo Meloni non ci sono solo i migranti e le ong che li salvano nel Mediterraneo, ma anche i percettori del reddito di cittadinanza. Il giro di vite è già stato annunciato a più riprese e, anche se le frange più estreme della maggioranza ne vorrebbero la cancellazione, probabilmente l’esecutivo stringerà ancora di più i requisiti per accedere al sussidio voluto e introdotto dal M5S. Nelle prime dichiarazioni di esponenti del governo, a perdere il reddito di cittadinanza sarebbero tutti quei percettori abili al lavoro.

Reddito di cittadinanza, la difesa dell’assessore: «importante per contrastare la povertà»

Il neo assessore al Welfare della Regione Emilia-Romagna, Igor Taruffi, però mostra ottimismo. «Vedremo se il governo Meloni avrà il coraggio di annunciare quello che ha affermato in campagna elettorale».
In altre parole, la pandemia prima e la crisi economica scaturita dal caro bollette e dall’inflazione che ha superato il 12% suggeriscono che sarebbe sbagliato cancellare il reddito di cittadinanza, perché la povertà è in aumento e in Italia ci sono già 5 milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà.

Per Taruffi la questione è sia sociale che democratica. L’assessore, ai nostri microfoni, cita i dati delle persone che alle ultime elezioni amministrative non sono andate a votare. «Non è un caso che il 75% di quelle persone avesse un reddito inferiore ai 25mila euro Isee – rimarca – Quel dato ci dice che le persone che sono più in difficoltà in questo Paese non ritengono la politica e le istituzioni luoghi che possano risolvere i loro problemi».

Sempre a proposito di numeri, Taruffi sottolinea che nel 2021 sono state 100mila le persone che in Emilia-Romagna hanno beneficiato del sussidio e che negli ultimi anni la povertà è in aumento anche lungo la via Emilia, anche se in misura inferiore alla media nazionale.
Proprio per questo la Regione ha stanziato 140 milioni di euro per il prossimo triennio che, oltre al reddito di cittadinanza, serviranno a implementare servizi territoriali di contrasto alla povertà, come il rafforzamento degli sportelli sociali o l’housing first rivolto alle persone senza fissa dimora, fino agli empori solidali e ai banchi alimentari.

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