Come ogni anno parte la nostra troupe per la cittadina austriaca, sede di questo importante avvenimento musicale. Tutti i giorni recensioni dal festival sul sito, una sua presentazione sabato 18 e un bilancio conclusivo, con registrazioni, il 1 settembre successivo per radio. Continuate a seguirci sia on line che on air

Come ogni fine agosto il jazz creativo si sposta sulle Alpi Tirolesi, nell’austriaca Saalfelden, dove si celebra il più blasonato festival d’Europa , una manifestazione arrivata alla sua trentatreesima edizione. Sulla qualità e la lungimiranza delle scelte artistiche non c’erano dubbi; invece la domanda che assillava i tanti frequentatori della chermesse era legata alla crisi economica ed all’incubo dei soliti tagli lineari.

Fortunatamente gli organizzatori hanno optato per una linea di qualità, magari riducendo un poco l’enorme offerta musicale (tanto estesa da estenuare anche il pubblico più resistente), senza abbassare però l’interesse del programma. Anzi, almeno sulla carta, presentando forse un carnet ancora più intrigante degli stessi cartelloni degli anni passati. Ciò evidentemente viene reso possibile sia dall’intelligenza delle scelte, sia dalla credibilità acquisita nel tempo dal festival, che ottiene dagli artisti delle condizioni altrimenti impossibili.

La struttura è quella classica: due sezioni open e due nei teatri a pagamento.

Come sempre i City Concerts danno appuntamento all’intera Saalfelden nella piazza cittadina nel tardo pomeriggio con gruppi di fusion, world music e popular (l’Italia sarà rappresentata dai nostri Yo Yo Mundi).

Al contrario gli Alm Concerts (concerti in alpeggio) riportano formazioni più sul versante folk.

I teatri invece si dividono negli Short Cuts, perfomances che avvengono nel piccolo Nexus Club, dove gli appassionati potranno apprezzare situazioni più da musica da “camera”, e nel Main Stage, cuore del festival e location per i più importanti eventi.

Sfogliando il programma dunque c’è solo l’imbarazzo della scelta; infatti i nomi previsti scorrono in un album della musica creativa che molto si è segnalata quest’anno: il batterista band leader Ches Smith, la chitarrista dagli “altri suoni” Mary Halvorson, il tenore post coltraniano di Tony Malaby, il quintetto del batterista Gerry Hemingway con Oscar Noriega Ellery Eskelin e Kermit Driscoll, la pianista giapponese Aki Takase, l’ ipnotica violinista Jenny Sheinman, il bravissimo Giovanni Guidi al pianoforte, il trombonista austriaco Christian Muthspiel (con lui Steve Swallow), i bassisti francesi Bruno Chevillon e Henry Texier, quello della Bay Area di S.Francisco Todd Sickafoose, e tanti altri.

Attenzione però, occhio al programma ed alle sue sorprese!

Come i bambini che vanno pazzi scartocciando quegli ovetti di cioccolata con il regalo nascosto, anche gli appassionati di jazz sorridono quando scoprono celati sotto anonimi annunci le sorprese. Leggi BB&C e trovi un trio d’eccezione con Tim Berne, Nels Cline e Jim Black, scorri A New Margin e scopri il gruppo di Ken Vandermark, scava in MPH ed appare il tastierista-bassista Jamie Saft.

Ma l’organizzazione del Saalfelden Festival sa non solo presentare personaggi emergenti o già emersi, ma si garantisce anche un po’ di storia della musica afroamericana. Non mancano quindi i tributi ai grandi del jazz, a partire da quello dedicato alla mitica scuola di Chicago dell’AACM; infatti scenderà in campo il Muhal Richard Abrams’ Experimental Band, ricco di tanti di quegli eroi che hanno segnato la scena musicale dagli anni ’60 fino ai giorni nostri. Al seguito di Muhal (il primo), grande guru dell’area chicagoana, troveremo Henry Threadgill al tenore e flauto, Roscoe Mitchel al contralto, Wadada Leo Smith alla tromba, Amina Claudine Myers al piano, George Lewis al trombone, Leonard Jones al bass, Thurman Barker al vibrafono e percussioni e Reggie Nicholson alla batteria. Solo con questa formazione puoi confezionarci un festival intero!

Ma non basta. A chiudere la rassegna arriva Pharoah & The Underground con il mitico sax tenore di Pharoah Sanders, il grande protagonista delle avventura di John Coltrane o di Ornette Coleman. L’occasione sarà non solo quella di tributare un applauso a questo eroe del jazz, ma anche quella di verificare quanto il settantaduenne saxofonista è ancora capace di scardinare il mondo con la forza del suo strumento. Per non farci mancare nulla, Sanders si presenterà al fianco di Rob Mazurek, trombettista potente e di grande intelligenza musicale.

Sarà tutt’oro quel che riluce? Probabilmente no, ma tra delusioni ed entusiasmi, torneremo dal 33° Festival Jazz di Saalfelden più ricchi di conoscenze di quando siamo partiti: qualcosa che un tempo si chiamava politica culturale, da troppi anni dimenticata in Italia in omaggio alla filosofia televisiva del personaggio da piazzare nella prima pagina di un qualche festival patinato.

N.B. Mi scuso con i diversi musicisti non segnalati, ma troppo vasto è l’arco dei concerti proposti. D’altra parte ormai ben sappiamo come spesso siano proprio i nomi meno noti a dare di più…ma questa è materia dei report giornalieri che faremo ogni giorno del festival e che troverete puntualmente sul nostro sito. Nel frattempo, il giorno SABATO 18 AGOSTO, alle ore 10.30, non perdetevi l’edizione speciale di SALT PEANUTS con la presentazione del festival, trasmissione curata da Sandro Baroni.

per informazioni consulta  http://www.jazzsaalfelden.com/