I beni confiscati alla mafia nella regione Emilia-Romagna sono più che triplicati negli ultimi 6 anni: se nel 2015 sul territorio regionale si contavano 44 beni confiscati, oggi se ne contano 152. A Bologna sono circa 25. Tracciare i beni confiscati alla mafia, tuttavia, è un processo estremamente difficile, anche a causa della lunghezza tempistica della burocrazia in questo ambito. E lo è anche per le amministrazioni comunali: «molto spesso capita che questi beni siano collocati in piccoli comuni – ha spiegato oggi la professoressa Stefania Pellegrini, tra le tante cose anche docente di Mafie ed Antimafia– quindi ovviamente sono poche le persone e non ci sono neanche gli strumenti formativi e conoscitivi per gli amministratori locali».

Una mappa che tracci i beni confiscati alle mafie è un utile strumento per le amministrazioni

Proprio per questo, in collaborazione anche con il Master in “Gestione e riutilizzo dei beni e delle aziende confiscati. Pio la Torre”, Pellegrini ha creato un vademecum che aiuti, comuni e amministratori, a gestire meglio questi beni. «Questo è un vademecum che mi è stato richiesto dalla commissione parlamentare antimafia -ha continuato Pellegrini, sottolineando come ci si sia reso infatti conto che- gli amministratori di piccole città, e in realtà anche di alcuni grandi comuni, manifestavano una grande difficoltà nell’utilizzare gli strumenti che il codice antimafia mette loro a disposizione, finalizzati al riutilizzo. Ancora una volta è il problema della comunicazione fra gli enti: questa difficoltà di comunicazione, che spesso non dà ovviamente dei riscontri positivi, molto spesso ha portato uno scoraggiamento anche dell’amministratore più sollecito». Proprio da questa realtà è nata la necessità di «uno strumento agile, perché questo mi è stato chiesto: ci sono tanti manuali che spiegano le procedure, ma è necessario, e questo è un lavoro che in realtà sto facendo da tanto tempo anche con la regione Emilia-Romagna, formare anche gli amministratori locali. L’esperienza quindi mi ha portato a formulare questa mappa di pronto uso».

Il problema non è solo di carattere comunicativo tuttavia, ma anche informatico e tecnico, per cui addirittura il 63% dei dei comuni con beni confiscati non hanno accesso alla banca dati creata dalla professoressa Pellegrini: «uno dei grandi problemi, che è praticamente alla base, è il fatto della conoscenza della presenza sul proprio territorio di un bene immobile confiscato, e quindi dell’accesso alla banca dati dell’agenzia. Qui è anche importante che l’amministratore si faccia parte diligente per comprendere e sfruttare occasioni proprio sul territorio, e far comprendere che questi beni sono un’occasione e non una disgrazia, un appesantimento burocratico».

«Importantissime sono -in conclusione- le buone pratiche: anche l’agenzia ritiene che sia fondamentale la diffusione di queste; quindi il vademecum serve proprio a quello, a condividere un’interpretazione delle norme ma anche quelle buone pratiche che in determinati territori hanno dato degli ottimi, ottimi risultati».

ASCOLTA LA SPIEGAZIONE DELLA PROFESSORESSA STEFANIA PELLEGRINI:

Francesco Manera