Quella che si è concretizzata ieri con l’operazione della Guardia di Finanza a Bologna, che ha portato ad arresti e a 16 indagati, è la terza inchiesta giudiziaria che ha scoperchiato gli interessi delle mafie nel settore della ristorazione. Il settore, esploso enormemente negli ultimi anni, ha solleticato gli appetiti della criminalità organizzata che vi ha fiutato la possibilità di fare affari illeciti e riciclare denaro sporco.
Ciò che preoccupa ulteriormente è che le inchieste bolognesi non evidenziano l’operato di una sola organizzazione mafiosa, ma testimoniano la presenza di più mafie, dalla camorra alla ‘ndrangheta.

«Bologna è un porto franco per fare affari – osserva ai nostri microfoni Andrea Giagnorio, referente di Libera Bologna – La sua posizione geografica è troppo importante per avere una sola organizzazione criminale, per cui le mafie non si fanno la guerra ma collaborano e, a quanto sembra, fanno affari insieme».
Proprio Libera Bologna aveva fiutato che qualcosa non andava nel settore della ristorazione bolognese e sul finire dell’anno scorso aveva realizzato l’inchiesta “La febbre del cibo“, in cui metteva in luce alcuni segnali che suggerivano l’infiltrazione mafiosa in alcuni esercizi della città. Non solo: uno degli arrestati di ieri, Omar Mohamed, era finito sotto i riflettori di Libera un anno e mezzo fa, con un’altra inchiesta che guardava a ciò che accadeva nell’area del Dlf.

Le mafie nella ristorazione di Bologna: l’ultima inchiesta della Guardia di Finanza

L’operazione di ieri della Guardia di Finanza si è concentrata soprattutto su due persone. Da un lato il già citato imprenditore 38enne di origine calabrese Omar Mohamed, che sembrerebbe vicino ad ambienti ‘ndranghetisti, dall’altro Massimo Nicotera, 50enne napoletano ritenuto «contiguo a organizzazioni criminali di stampo camorristico», nei cui confronti la Guardia di Finanza ha eseguito la misura della custodia cautelare in carcere disposta dal gip bolognese Domenico Truppa.
Le attività ristorative coinvolte sono nomi anche di una certa notorietà in città. Si va da Sforno Gourmet e Crudo Sushi&Bar in via San Mamolo ad Aroma e il ristorante di pesce l’Ostrica Pazza in via degli Orefici, fino a Pizzartist all’interno del Dopolavoro Ferroviario in via Serlio.

Mohamed e Nicotera sono «indiziati, a vario titolo, assieme ad altre 14 persone», di molteplici reati, alcuni dei quali aggravati dal metodo mafioso: riciclaggio, reimpiego di proventi illeciti, usura, estorsioni, malversazione di erogazioni pubbliche, trasferimento fraudolento di valori, reati in materia di droga, inosservanza della normativa antiriciclaggio, sfruttamento della prostituzione e tentato sequestro di persona. L’accusa principale è, in sostanza, quella di aver riciclato in attività commerciali i proventi della criminalità organizzata.