Attorno al Dlf, il Dopolavoro ferroviario di Bologna, ci sono «segnali inquietanti che hanno i connotati dell’illegalità e delle mafie». È l’allarme che Libera Bologna lancia in vista dell’arrivo di 11 milioni di euro di risorse del Pnrr per la riqualificazione dell’area. Un monito che al momento sembra essere sottovalutato o minimizzato.
Gli strani fenomeni che accadono intorno al Dlf, però, sono oggetto di una videoinchiesta realizzata da Libera, presentata all’ultima edizione di Fili e intitolata “Il mondo nascosto del Dopolavoro ferroviario“.

Al Dlf «segnali inquietanti» in odore di mafia: l’allarme di Libera

«Nella videoinchiesta abbiamo segnalato diversi livelli – racconta ai nostri microfoni Andrea Giagnorio di Libera Bologna – partendo dal livello più superficiale, ma non per questo meno importante, che è quello dei lavori che saranno finanziati da 11 milioni del Pnrr, che dovrebbero riqualificare la zona».
Ciò che fa preoccupare, però, sono altri livelli. A partire dagli strani incendi avvenuti tra il 2016 e il 2017 all’Arena Puccini, «che si sono susseguiti nel tempo – ricorda Giagnorio – e che avevano fatto dichiarare all’epoca al presidente del Quartiere Navile, Daniele Ara, di un clima intimidatorio nei confronti del Comune che l’anno prossimo prenderà in gestione il parco».

In particolare, i riflettori sono puntati su una persona, il titolare della pizzeria e amministratore unico della società che gestisce i campi da beach volley «strani per Bologna – riferisce l’esponente di Libera – che hanno creato un clima di inquietudine e che hanno segnalato, qualche anno fa, la volontà di questo soggetto di prendere più posti possibili all’interno del parco, con mire espansionistiche e mancata collaborazione nei confronti del Comune e delle istituzioni pubbliche».

Ciò che però fa evocare apertamente la mafia è un episodio che emerge dalle carte di un’inchiesta, chiamata “Reticolo”, contro l’ndrangheta in Appennino. Proprio all’interno del Dlf, in particolare, qualche anno fa ci fu un pestaggio con l’aggravante mafiosa che sarebbe stato organizzato per un regolamento di conti interno a soggetti che sembrano essere molto vicini all’ndrangheta.
«Per noi questo fatto è molto importante che emerga e diventi conosciuto in città con cui fare i conti – continua Giagnorio – Spesso le mafie sono nascoste, ma a volte dei segnali ci sono e per coglierli bisogna essere preparati e riuscire a vederli».

I rischi mafiosi connessi al Pnrr

L’allarme di Libera insiste anche sui rischi connessi al Pnrr. «Per come si sta configurando il Pnrr, può essere un’autostrada per le organizzazioni criminali e mafiose di accaparrarsi quest’enorme quantità di denaro che è da spendere in soli tre anni – sostiene Giagnorio – Parliamo di un miliardo di euro sulla Città Metropolitana di Bologna e vediamo una situazione, che parte dal livello nazionale e che per noi è molto preoccupante, con il governo che approva una fortissima deregolamentazione degli appalti nei lavori pubblici, e prosegue col fatto che il Pnrr non prevede fondi per funzionari e impiegati nelle amministrazioni locali per realizzarli». Se a questo aggiungiamo che la mafia si offre come soluzione ai problemi, dal momento che le imprese sono in difficoltà a causa del reperimento e dei costi delle materie prime, i rischi sono altissimi.

Di qui il monito di Libera, che chiede un dibattito pubblico su questi temi, che affronti anche i problemi connessi al Pnrr stesso. «Solo avendo consapevolezza dei problemi che ci sono – insiste l’esponente di Libera – si può creare la coscienza per contrastarli e risolverli».
Finora, però, la comunità bolognese non sembra aver reagito in modo adeguato. Di fronte all’allarme lanciato dall’associazione è arrivata la risposta di Maurizio Fabbri, presidente dell’Unione dei Comuni dell’Appennino bolognese, che ha rassicurato sulla convenzione stipulata con la Guardia di Finanza.
Per Libera, però, potrebbe non bastare. «Finché non si dice che questo problema esiste in città – conclude Giagnorio – il rischio è che anche le cabine di regia e le convenzioni con la Guardia di Finanza poi non riescano a contrastare a fondo ciò che sono le mafie oggi».

ASCOLTA L’INTERVISTA AD ANDREA GIAGNORIO: