ALESSANDRO CANELLA: Un paio di mesi fa Radio Città Fujiko abbiamo parlato di greedflation che potremmo tradurre come inflazione dell’avidità. È una pratica di alcune aziende che, sfruttando il contesto di inflazione, pur senza avere reali aumenti dei costi di produzione, aumentano i prezzi per incrementare i loro profitti, ma al contempo drogando il mercato e alimentando l’inflazione stessa. Ovviamente per farlo devono essere in un contesto di sostanziale monopolio oppure fare cartello con le altre aziende del settore, altrimenti subirebbero la concorrenza. Se fino a ieri avevamo la sensazione, ho il sospetto che ciò avvenisse, oggi ne abbiamo la certezza. Tutto nasce da uno scoop dell’agenzia Reuters che pubblica documenti riservati della Bce. A spiegare in Italia la questione è un articolo del giornalista Massimo Alberti sul sito di Radio Popolare intitolato “La cresta delle imprese sull’inflazione”. Alberti parte da una constatazione: la stima preliminare Istat conferma il rallentamento dell’inflazione in Italia, 9,2% rispetto al 10% di gennaio, ma con un grosso problema al netto dei beni energetici il cosiddetto carrello della spesa, cioè i beni alimentari per la cura della casa e della persona addirittura aumenta 13% contro il 12% di gennaio. Sono i beni ad alta frequenza di acquisto che più pesano sulle fasce di reddito più basse.

ALESSANDRO CANELLA: Una possibile risposta al perché stia succedendo arriva da un clamoroso scoop dell’agenzia Reuters. L’agenzia cita documenti riservati dalla Banca Centrale Europea, secondo cui le aziende europee stanno sostanzialmente facendo la cresta sull’inflazione, aumentando i prezzi ben al di sopra degli aumenti delle materie prime. “Il dato è uno schiaffo alla politica di aumento dei tassi della BCE” scrive Alberti “basata sulla tesi che l’inflazione derivi da salari e domanda”. Da Francoforte nessun commento allo scoop della Reuters, ma l’annuncio di un nuovo aumento dei tassi. In altre parole, i dati in possesso della Bce indicano che i margini di profitto delle aziende sono aumentati anziché diminuire. Ben strano in una fase di aumento dei costi di produzione su cui le imprese piangono miseria. E questo perché le imprese stanno gonfiando i prezzi ben più del semplice recupero dei costi di produzione, lucrandoci sopra. Le aziende stanno approfittando dell’elevata inflazione, mentre i lavoratori e i consumatori pagano il conto, sintetizza la stessa Reuters e generando a sua volta inflazione, in particolare greedflation cioè l’inflazione dell’avidità.

ALESSANDRO CANELLA: Ora continua Alberti non solo i dati indicano chiaramente chi stia facendo il furbo a spese di chi, ma sono imbarazzanti per la stessa Bce che da mesi punta tutta la sua politica anti-inflazione sull’aumento del costo del denaro. Non solo mettendo così a rischio l’economia reale, ma pesando sui mutui e imponendo di fatto un freno ai salari. Solo che i salari non c’entrano c’entrano i profitti. E così cade l’architrave su cui si fonda la politica della Bce, che però persevera, che, come è noto è proverbialmente diabolico. E anche oggi annuncia la nuova mazzata per marzo.

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