ALESSANDRO CANELA: L’immagine è più che famosa: l’orchestrina che suona l’ultimo valzer sulla tolda del Titanic che si sta inabissatosi nelle acque polari. Come quei suonatori oggi appare il Governo Draghi a fronte della siccità estrema che sta colpendo il nostro paese, ultimo dei governanti che hanno usato il territorio come un grande bancomat per i profitti di pochi e il malcostume di tanti. Il ministro Cingolani per la transizione ecologica, già avvisato della siccità a marzo, non ha fatto nulla, troppo impegnato a trescare con le lobby del petrolio. Nemmeno il conto alla rovescia della fine del mondo, più semplicemente l’imminente totale crisi di acqua da bere, acqua per i campi, acqua per le imprese o acqua per le centrali elettriche, riesce a capovolgere questo suicidio programmato dei soldi brutti e sporchi ma subito.
ALESSANDRO CANELA: La goccia metafora quanto mai fuori luogo, che ha fatto traboccare il vaso è stata la guerra in Ucraina e le sanzioni occidentali e le prevedibili ritorsioni russe. In un colpo solo tutti i bei propositi di transizione ecologica sono svaniti nel nulla e sono tornati trionfali carbone, gas e petrolio, in parallelo con la scomparsa di intere filiere alimentari come quelle del grano. Ma non tutta la colpa è di Putin o di Biden. Ancor prima della crisi Ucraina tutti i grandi interventi strutturali erano direzionati nella direzione di sempre. Ne fa testo l’uso dei fondi del PNRR del Governo Draghi che invece, che usati per risanare fiumi, monti, territori urbani, per puntare sul sole o l’eolico per costruire una seria rete ferroviaria regionale, una mobilità urbana alternativa alle auto per abbattere la CO2 e gli inquinamenti micidiali come quelli dell’Ilva di Taranto, sono stati in larga parte direzionati per mega progetti per treni alta velocità. Come se per l’ambiente fare Bologna-Bari in un’ora in meno fosse cosa decisiva e nuove strade, autostrade, corsie sempre più grandi per automobili sempre più larghe e pesanti. Sembra quasi che l’ambiente possa essere salvato non già dalle biciclette, ma dai suv.
ALESSANDRO CANELA: Non a caso l’Italia di Cingolani si è espressa, contraria a Bruxelles a porre un limite alla vendita di veicoli a benzina o diesel al 2035, lamentando ritardi per la costruzione di un sistema elettrificato per la mobilità. Altri Paesi europei da tempo lavorano a soluzioni competitive sul terreno dell’auto elettrica, mentre in Italia le colonnine per l’alimentazione sono una rarità, quasi quasi per idealisti perditempo. In Svezia, per esempio, hanno fornito le autostrade di corsie metalliche nell’asfalto per la ricarica elettrica, per le auto in corsa, per garantire una prestazione all’altezza di che affronta anche viaggi lunghi. Da noi questo è rimasto solo un progetto sperimentale di qualche centinaia di metri nella futura tangenziale bolognese fiore all’occhiello ecologico per tagli del nastro per un convegno con abbondanti catering, ma completamente inutile nella concreta viabilità di una nazione. Un lavoro importante di infrastrutture sparse puntualmente nel territorio, evidentemente avrebbe necessitato di un grande impiego di denaro. Ma il mare di soldi del PNRR è stato largamente sprecato per fare le cose all’inverso di quelle necessarie.
ALESSANDRO CANELA: Oggi il ritorno alle fonti energetiche fossili non è solo un rimedio temporaneo a fronte dell’emergenza dell’Ucraina, in attesa di completare tutte le strutture necessarie per un cambio di passo dell’evoluzione industriale. Ma è l’eterna non soluzione di chi è incapace di programmare una vera linea di sviluppo. Così il Governo dei migliori si aggrappa le metafore o ai rimedi della nonna. “Condizionatori o pace” tuonava Draghi, oggi l’Italia, accaldata e continuamente in blackout elettrico per sovraccarico dell’uso di condizionatori. “Smettete di lavare le vostre auto” più modestamente viene consigliato dall’assessore alla scuola di Bologna Daniele Ara per salvare il Po. Permetteteci allora anche a noi una massima popolare: piove governo ladro? Magari.