Un altro sì di fatto alla stepchild adoption arriva dal tribunale di Roma. Il giudice ha riconosciuto a due donne l’adozione dei tre figli attraverso un’adozione incrociata. Nel frattempo anche in Svizzera è stata approvata una riforma della legge sulle adozioni. Dal Molin (Famiglie Arcobaleno): “In Italia c’è questa idea della politica a piccoli passi. Ma nel frattempo il mondo va avanti”.

Adozioni a coppie Omosessuali: La risposta del Tribunale di Roma

Ad appena dieci giorni dalla prima, il tribunale di Roma ha emesso un’altra sentenza a favore dell’adozione incrociata da parte di due donne, riconoscendo la loro come una famiglia a tutti gli effetti. Mentre in Parlamento si sta ancora discutendo l’approvazione di ciò che resta del ddl Cirinnà, dai tribunali arrivano segnali che di fatto rendono possibile la stepchild adoption.

I tribunali stanno dando le linee guida alla legislatura italiana – commenta Elisa Dal Molin, responsabile Emilia Romagna di Famiglie Arcobaleno – e il nostro Parlamento e il nostro Senato sono affannosamente in rincorsa. Il tribunale ha permesso ancora una volta l’adozione coparentale, che poi altro non è che la stepchild adoption, ovverosia ha permesso al genitore non biologico di adottare il figlio o la figlia della compagna. La cosa interessante delle ultime sentenze – continua Dal Molin – è che l’adozione è stata incrociata, un elemento importante perchè comporta il riconoscimento da parte dei servizi sociali di questi nuclei familiari come vere e proprie famiglie“.

Parlando del ddl Cirinnà, e in particolare di quell’articolo 5 ormai stralciato, la portavoce di Famiglie Arcobaleno chiarisce anche che quello che le associazioni lgbt vorrebbero, in realtà, è molto di più. “I nostri bambini nascono da un progetto di coppia esattamente come nascono i bambini delle coppie etero. Noi – sostiene – vorremmo avere esattamente gli stessi diritti, ovverosia il riconoscimento alla nascita. La stepchild adoption avrebbe potuto essere un primo passo, principalmente per attribuire doveri a noi genitori e qualche diritto in più ai nostri bambini. Non lo hanno voluto fare”.

Sull’arrancare del ddl sulle unioni civili e sullo stralcio della stepchild adoption, Dal Molin commenta: “Teoricamente dovrebbero legiferare pensando al bene superiore del minore, che sicuramente è quello di vedere tutelata la propria famiglia e i propri affetti. Il Parlamento ha perso l’occasione per eliminare una discriminazione, e anzi ne ha creata una più grande. Poco più di un anno fa erano riusciti a cancellare finalmente le differenze tra i figli naturali e figli legittimi, e adesso hanno creato quella tra i figli riconosciuti dalla legge e i figli arcobaleno, che hanno solo mezza famiglia e non una famiglia intera”.

Se fosse passata la stepchild adoption – conclude la portafìvoce di Famiglie Arcobaleno – ci sarebbe stata una normativa nazionale, e non avremmo dovuto sperare di trovare un giudice non-omofobo. Invece continuiamo ad essere soggetti alle idee di chi abbiamo di fronte. Per come è strutturata la legge adesso, solo alcuni avranno la possibilità di costruire una famiglia”.

Anna Uras