Il 27 novembre del 2012 un gruppo di manifestanti del Cua interruppe un Consiglio di Amministrazione in rettorato per protestare contro i tagli della riforma Gelmini. Oggi i metodi di quella protesta vengono contestati dalle magistratura con accuse pesanti, ma gli studenti rivendicano il diritto al dissenso.

La procura di Bologna ha chiesto il rinvio a giudizio per 13 membri del gruppo studentesco Cua. I numerosi capi d’imputazione vanno dalla interruzione di pubblico servizio fino alla violenza privata aggravata, passando per le esplosioni pericolose e l’imbrattamento; per due di loro si aggiunge poi il concorso in manifestazione non organizzata.

I fatti da cui scaturiscono le accuse risalgono al novembre del 2012: nel corso della protesta contro i tagli previsti dalla riforma Gelmini, un gruppo di militanti interruppe un consiglio di amministrazione in rettorato con slogan e lanci di banconote finte. Ciò che scatenò le reazioni più indignate fu il tentativo di appendere al collo del Rettore Ivano Dionigi un cartello con la scritta: “Ivano Dionigi non vuole mettere i soldi”.

“Il dibattito si è molto innestato su quel singolo episodio e su quelle che furono le modalità della protesta – dice Andrea del Cua – noi riteniamo che andare a interrompere un CdA in cui la stragrande maggioranza degli studenti non è rappresentato sia del tutto legittimo. Crediamo che il dissenso ad alcune politiche che vengono portate avanti dall’Università sia sacrosanto“. Entra in gioco anche la questione della responsabilità del movimento nei confronti degli studenti: “Sono 2-300 gli studenti che vengono a mangiare il nostro pasto a tre euro in mensa, decine di studenti abitano nello studentato occupato Taksim, centinaia di studenti hanno occupato la biblioteca sociale del 36 e abbiamo raccolto più di mille firme a sostegno di questi progetti”.

Il Cua ribadisce quindi la propria volontà a proseguire le attività per porre rimedio a una situazione che nel frattempo non fa che peggiorare. “Da quando è stata approvata la riforma Gelmini – spiega Andrea – riforma che ha distrutto l’Università italiana, tagliato i servizi agli studenti, ha creato una vera e propria difficoltà nell’accesso agli studi universitari, l’amministrazione di Dionigi non ha fatto nulla per bloccare questi processi. È di poche settimane fa la notizia, uscita su tutti i giornali, del garante degli studenti Dolores Neri che ha dichiarato esserci delle condizioni allarmanti, sono centinaia gli studenti che non riescono a continuare gli studi o a iscriversi all’Università”.

Pietro Gallina