Si consuma la definitiva rottura tra Pd e Sel. Possibili future alleanze tra Renzi e Vendola appaiono più che mai improbabili dopo la chiusura definitiva del sottosegretario Lotti che non ha gradito, come buona parte di Governo e Pd, l’ostruzionismo di Sel sulla riforma del Senato. A rischio anche le intese a livello locale.

Riforme: Renzi chiude Vendola

Nel paese di Renzi pigliatutto, opposizione e minoranze varie devono stare al loro posto. Sembra questo il senso dello scontro serrato in atto al Senato, e sui social network dove è più bravo chi scrive meno, tra Sel e Governo. Nelle concitate ore dell’esame del Senato del ddl sulle riforme costituzionali si è consumato l’ennesimo strappo tra i due partiti un tempo alleati. Al rifiuto di Sel di ritirare i 6000 emendamenti al testo di legge, il sottosegretario Lotti ha dichiarato che il rifiuto rappresentava una preclusione a ogni alleanza anche sul territorio. Una minaccia, per non usare giri di parole, che suona ancora più inquietante se si pensa che siamo nella stagione nella quale si rifuggono le ideologie e si fanno gli accordi nella maniera più ampia possibile. Evidentemente gli accordi, questo dice la protezione riservata al “Patto del Nazareno” da Renzi, si fanno a destra. A rasserenare il clima è intervenuto il premier Renzi che, forte della “legittimazione” delle elezioni europee, con la consueta eleganza e senza risparmiare una matura autocritica al ruolo da schiacciasassi che il Governo sta interpretando in un contesto, quello delle riforme costituzionali, dove sarebbe il Parlamento a dovere dettare i tempi, ha affermato che chi si oppone alla riforma ha solo paura di perdere la poltrona.

O con me o contro di me insomma. Il tutto sterilizzando il dibattito e rifiutando ogni confronto con il sorriso sulle labbra. “Abbiamo chiesto un confronto, un rafforzamento degli strumenti della democrazia diretta e abbiamo ricevuto una risposta nervosa e stizzita. Noi non facciamo ricatti, ma non siamo ricattabili” afferma Nicola Fratoianni, coordinatore nazionale di Sel.

“La verità -continua Fratoianni- è che dall’inizio di questa la vicenda il partito di maggioranza ha scelto di affrontare la discussione in un modo che difficilmente aiuta a fare passi avanti, accusando chiunque abbia l’ardire di porre elementi di merito o di criticità di essere un frenatore legato alla conservazione. Si sta disegnando un sistema che è quello dell’ “Asso Pigliatutto”, cioè un sistema nel quale una minoranza, seppure la più grande, in un colpo è in grado di prendere tutte le istituzioni. E’ chiaro che stiamo parlando di una riforma che riduce gli spazi di democrazia e gli equilibri costituzionali.”

Sullo sfondo resta la sensazione che questa continua rincorsa alle riforme in quanto tali, tacciando chiunque abbia obiezioni di volere bloccare il cambiamento del paese, nasconda il fatto che il Governo non sappia assolutamente cosa fare per risollevare, come promesso. le sorti di un’economia che non sta crescendo, con una disoccupazione devastante e un tessuto sociale che si sta sgretolando. Forse un tweet non è sufficiente.