Per una “rimodulazione degli spazi” dovete liberare le salette sindacali entro il 20 marzo. L’Amministrazione comunale va alla guerra totale con i sindacati di base, che a Palazzo D’Accursio rappresentano il 40% dei lavoratori ed esprimono 20 delegati. Dopo i limiti alle assemblee sindacali un nuovo scontro fa salire la tensione. Questo pomeriggio un incontro con gli iscritti ai sindacati e domattina un flash mob.

La dichiarazione di guerra è avvenuta sul tema delle assemblee sindacali. Troppe, secondo il sindaco Virginio Merola, al punto da fissare nuove regole che limitano le sigle più piccole.
Oggi, invece, si consuma un nuovo scontro fra l’Amministrazione comunale e i sindacati di base, questa volta sugli spazi – quelli fisici – adibiti alle attività sindacali.
“Ieri ci è arrivata la comunicazione via e-mail che, causa ‘rimodulazione degli spazi’, entro il 20 marzo dobbiamo liberare le salette sindacali – denunciano in una nota i Cub Cobas – ciò, nonostante metà di Palazzo D’Accursio sia desolatamente vuoto”.

Ai Cub Cobas, Usb, Sgb, Adi e Sulpm/Diccap, i sindacati di base che complessivamente rappresentano il 40% dei lavoratori comunali, esprimendo 20 delegati su 51, andrà uno spazio unico, non esclusivo.
“Si tratta di un metro, forse un metro e mezzo per delegato – osserva ai nostri microfoni Enrico Tabellini dei Cobas – mentre gli spazi dei sindacati confederali non vengono toccati”.
L’ira dei sindacati di base punta direttamente al sindaco e alla sua giunta, accusati di essere autoritari e dittatoriali, ma chiama in causa anche i confederali, che finora osservano in silenzio quello che viene definito “il furto della democrazia e del pluralismo sindacale”.

Arrivata come una doccia fredda, la comunicazione dell’Amministrazione ha già sollevato una prima reazione. Questo pomeriggio i sindacati di base incontreranno gli iscritti e i simpatizzanti per l’ultima volta nella saletta a disposizione. Domattina, invece, fuori dagli orari di lavoro, daranno vita ad un flash mob sotto Palazzo D’Accursio “per protestare ancora una volta contro il nuovo vergognoso atto autoritario, antisindacale e antidemocratico del Comune di Bologna”.
Vista la situazione, però, è molto probabile l’indizione di uno sciopero.

Pronta la replica del Comune, che si appella alla legge e rigetta le accuse. Per l’Amministrazione il contratto nazionale prevede di “fornire alle organizzazioni sindacali rappresentative e alla Rsu l’uso continuativo di un idoneo locale comune”. La giunta, dunque, sostiene di non stare sfrattando nessuno e di ritenere “del tutto fuori luogo scomodare parole pesanti come democrazia e pluralismo ed è priva di ogni fondamento qualsiasi accusa di azione autoritaria e dittatoriale proveniente da qualche sigla sindacale”.