Dopo oltre 10 ore di assedio da parte di 200 agenti delle forze dell’ordine, la palazzina dell’ex Telecom di via Fioravanti è stata definitivamente sgomberata. Agli occupanti è stata promessa una soluzione abitativa. Il bilancio è di quattro feriti e un bambino portato via in ambulanza per una crisi respiratoria. Il racconto della giornata. GUARDA FOTO E VIDEO.

Sgombero ex Telecom: le foto degli scontri

Cominciato alle 7 di questa mattina, l’assedio di 40 camionette e 200 agenti delle forze dell’ordine all’Ex Telecom di via Fioravanti si è concluso dopo più di dieci ore. A convincere gli ultimi occupanti rimasti sul tetto è stata la promessa della dirigente dei Servizi Sociali, che ha garantito una sistemazione per tutti gli occupanti.
In serata è arrivata anche una nota ufficiale del sindaco Virginio Merola che, sottolineando come lo sgombero sia stato voluto dalla Procura ed eseguito dalla Questura, ha garantito che per le famiglie con minori ci sarà un alloggio. Una versione leggermente discordante da quanto sostengono gli attivisti di Social Log, per i quali la sistemazione promessa riguarda anche le persone senza figli.

IL RACCONTO DELLA GIORNATA
Un ingente dispiegamento di forze dell’ordine ha cominciato le operazioni di sgombero della palazzina Ex Telecom in via Fioravanti 27, occupata a dicembre scorso da Social Log. Alla Ex Telecom vivono circa 300 persone, di cui circa un centinaio sono minori. Dopo quello di Atlantide e via Solferino, Bologna si prepara a vivere l’ennesima giornata di sgombero in poche settimane.
La Digos aveva già tentato di sgomberare la struttura lo scorso 19 maggio, dopo che a marzo il Tribunale del Riesame aveva disposto il sequestro preventivo. Il tentativo fu allora respinto.

Sono 200 gli agenti presenti, che hanno bloccato tutto il tratto di via Fioravanti davanti alla sede del nuovo Comune. Il traffico ha subito ripercussioni consistenti.
Nella strada antistante la palazzina si sono radunati gli attivisti di Social Log e i solidali, che sono stati caricati diverse volte dalla polizia. Due al momento i feriti, soccorsi dalle ambulanze solo dopo che i presidianti hanno insistito perchè il cordone di forze dell’ordine ne permettesse il passaggio, in un primo negato. Almeno cinque sono invece i contusi.
Gli occupanti si sono barricati ai piani alti della struttura. Una ventina di loro è salita sui tetti, poi altri 130 li hanno raggiunti. Gli altri, affacciati alle finestre, sbattono oggetti metallici per fare rumore. Le forze dell’ordine sono già entrate nello stabile. Anche gli assistenti sociali, questa volta, sono intervenuti nello sgombero.
A quattro ore dall’inizio delle operazioni, la polizia è uscita dallo stabile per tentare l’accesso dal retro, in via Dall’Arca.

A molte ore dall’inizio dello sgombero, si è avviata anche una trattativa nell’ufficio dell’assessore al Welfare Amelia Frascaroli, dove ci sono anche attivisti di Social Log e il procuratore dei minori. L’Amministrazione starebbe proponendo di spostare una parte degli occupanti all’ex Galaxy, recentemente riaperto, valutando situazione per situazione. Un’ipotesi che trova contrari gli attivisti di Social Log e gli occupanti, che vorrebbero invece trovare una soluzione per tutti.
A commentare la trattativa è il presidente del Quartiere Navile Daniele Ara, che si scaglia contro gli attivisti: “Questo è l’epilogo normale quando pensi di concentrare i problemi in un unico luogo. Se avessero seguito le nostre indicazioni molti sarebbero già sistemati. Questo succede quando si strumentalizzano le persone in difficoltà. Chi fa casino sul tetto non sono i disperati”.

Mentre si ingrossa il presidio esterno all’ex-Telecom, in altre città si stanno organizzando presidi e piazze solidali. A 8 ore dall’inizio delle operazioni le forze dell’ordine sono entrate nell’edificio con caschi e scudi per portare fuori gli occupanti, tra cui molte donne e bambini. A piccoli gruppi, donne e bambini (alcuni di pochi mesi, dentro il passeggino) vengono accompagnati fuori dallo stabile, in lacrime, accolti dall’applauso dei manifestanti in presidio. Laboratorio Crash riferisce di un bambino con problemi respiratori portato via in ambulanza. All’uscita alcune madri hanno riferito che gli agenti avrebbero usato la forza con gli occupanti, stesse accuse che volano anche dai manifestanti barricati sul tetto. “Hanno picchiato le mamme”, racconta una bimba dopo aver lasciato l’edificio. La conferma arriva da Social Log, che fa sapere che una occupante è stata colpita con un calcio che gli avrebbe procurato la frattura della mandibola.

Forze dell’ordine e vigili del fuoco sono saliti sul tetto della palazzina per convincere ad abbandonare l’edificio gli occupanti, che non hanno però alcuna intenzione di scendere e proseguono nella loro resistenza.

LE REAZIONI
“Ormai è evidente a tutti che Virginio Merola non ha, come si dice, le physique du role“. Wu Ming 4 commenta ai nostri microfoni lo sgombero dell’Ex Telecom e gli altri sgomberi delle settimane scorse. “Il clima che si respira a Bologna è un clima da Gotham City, dove si sgomberano in antisommossa donne e bambini. In altri momenti storici la politica avrebbe portato avanti una mediazione, ma evidentemente non siamo più in quella fase storica e nell’Amministrazione regna il silenzio”.
Lo scrittore poi mostra sconforto anche per la reazione della società civile. “Innanzitutto bisogna vedere se è ancora civile questa società, anche ora che non siamo più in epoca di vacche grasse. Gli unici che hanno mostrato solidarietà sono gli stessi collettivi che portano avanti quelle lotte”.

Nella prima mattinata abbiamo raggiunto anche il consigliere comunale Mirco Pieralisi che, prima di entrare al lavoro, ha commentato lo sgombero. “Sono indignato, mi sembra una cosa ingiusta e pericolosa – afferma Pieralisi – Indipendentemente da come la si pensi sul problema abitativo, c’è un uso della forza pubblica a fini privati e di disegni politici”. Il consigliere comunale esprime poi la sua “incondizionata solidarietà” alle famiglie degli occupanti e ai collettivi che li sostengono: “Li ho conosciuti, sono persone straordinarie, che al primo posto mettono la solidarietà”.
E poi l’appello al sindaco: “Vada là personalmente a rendersi conto della situazione e a vedere che vengano tutelati i minori. Si interponga, come hanno fatto altri sindaci nella storia”.

Il ministro dell’Interno rimuova il prefetto e il questore di Bologna, “vista l’evidenza di interventi attuati ripetutamente senza il coinvolgimento delle istituzioni locali e mettendo a rischio diritti costituzionalmente garantiti”. Lo chiede Sel, in un’interrogazione firmata dal capogruppo alla Camera Arturo Scotto, dal coordinatore nazionale Nicola Fratoianni e dal deputato emiliano-romagnolo Giovanni Paglia, in merito allo sgombero dell’ex Telecom di Bologna.

“Mi chiedo dove si collochi la giustizia oggi, perché mi capita di pensare che chi cerca di fare giustizia, in realtà stia commettendo una grossa ingiustizia: spesso, chi cerca di risolvere un problema, in realtà lo crea”. Lo ha detto don Giovanni Nicolini, parroco di Sant’Antonio da Padova alla Dozza e vicino all’assessore bolognese Amelia Frascaroli, commentando gli sgomberi in città. “Se da un punto di vista legale non approvo – continua don Nicolini – devo ammettere che queste iniziative forse danno vita una legalità superiore. Lì viene offerto aiuto e questo è un fatto culturale, politico e spirituale”.

“Questi signori se ne devono andare, e spero che alle prossime elezioni ci sia uno scatto d’orgoglio dei cittadini bolognesi rispetto a un partito, il Pd, che si sta spostando sempre più a destra – è il commento dall’Ex-Telecom di Mauro Collina, di Rifondazione Comunista – Un partito che accetta i ricatti della Procura, altro soggetto pericolosissimo, perché c’è da stare molto attenti quando una Procura della Repubblica interviene in questi termini. Bologna non si merita una giunta di questo tipo, si merita ben altro”.

“È una giornata molto difficile, si arriva al termine di una occupazione che non abbiamo mai condiviso ma che mette in evidenza un’emergenza sociale che c’è in questa città”. È quanto afferma Daniele Ara, presidente del quartiere Navile: “Lavoriamo per trovare una giusta sistemazione di emergenza abitativa per donne e bambini. C’è stato un problema in questo anno nel far incontrare le persone con i servizi. Dopodiché penso si sia scelto questo posto come un luogo simbolico per fare uno sgombero che verrà ricordato, ci sono tanti errori da tante parti – continua Ara – Probabilmente anche il clima elettorale incide, il rispetto della legalità è importante, ma lo è altrettanto aprire delle opportunità alla nostra comunità. C’è un clima isituzionale che vuole favorire delle rotture – sottolinea il presidente del Navile – credo che vada costruita invece una risposta seria, perché l’alternativa è il caos, tra il qualunquismo del M5S o peggio ancora chi vuole le ruspe”.