Hanno partecipato a concorsi pubblici, spesso statali, e li hanno vinti. Ma per l’assunzione nel nuovo posto di lavoro dovrebbero cambiare città e, di fronte ai prezzi degli affitti che si mangiano più di metà del loro salario, si vedono costretti a rinunciare.
Il fenomeno, fotografato da un’inchiesta di Usb, riguarda soprattutto il settentrione italiano, dove il costo di un appartamento o di una stanza ha raggiunto cifre da capogiro e dove si registrano rinunce al posto pubblico doppie rispetto al meridione.
La rinuncia al posto pubblico a causa del costo dell’affitto: il problema nel pubblico impiego
«La questione madre è quella salariale – osserva ai nostri microfoni Cristiano Fiorentini di Usb Pubblico Impiego – I dati Eurostat ci dicono che i salari in Italia sono addirittura arretrati negli ultimi vent’anni, perdendo potere d’acquisto».
Un problema generale, che nel pubblico impiego è addirittura aggravato da sei anni di blocco contrattuale, che ha quindi saltato due rinnovi. «Anche ora che stiamo discutendo il rinnovo – continua il sindacalista – il governo ha stanziato risorse che sono appena un terzo di quanto l’inflazione ha mangiato dei salari».
Succede quindi che molte persone che hanno partecipato a concorsi pubblici e che per entrare nel nuovo posto di lavoro devono trasferirsi in un’altra città, si vedono costrette a rinunciare al posto appena si rendono conto che il costo per affittare una casa o una stanza è insostenibile rispetto al salario. «Il salario di ingresso nel pubblico impiego è di circa 1400 euro – segnala Fiorentini – a fronte di cifre per singole stanze o appartamenti di 700-800 euro, cioè tra il 50 e il 60% del salario».
Un problema che si registra sopratutto al nord, dove il tasso di rinunce è doppio rispetto al sud. E la ragione sta proprio nel mercato immobilare, che al nord ha raggiunto cifre insostenibili per molti, non solo nel pubblico impiego.
La soluzione al problema, secondo Usb, è duplice: da un lato serve un’indicizzazione dei salari al reale costo della vita, dall’altro servono interventi sulla casa come un investimento nell’edilizia residenziale pubblica e come un tetto agli affitti ed altre misure per garantire un tetto non solo ai dipendenti pubblici, ma a tutta la popolazione.
«In autunno lanceremo questa campagna per la quale stiamo conducendo un’inchiesta», fa sapere il sindacalista di Usb.
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