È difficile non vedere una volontà ritorsiva nei confronti dei gestori di Villa Paradiso nel piano del Comune di Bologna sulle Case di Quartiere. Di tutte quelle esistenti, che magari vedranno allargarsi la compagine gestionale o aumentare la collaborazione con le istituzioni, ma che proseguiranno l’esperienza, l’unica che cambierà completamente natura è proprio la Casa del Quartiere Savena, che non lo sarà più.
E poiché le uniche due occasioni di frizione con l’Amministrazione comunale sono quelle che sono finite sui giornali, in particolare le due controverse iniziative legate alla Russia, il fantomatico progetto di welfare di prossimità, in collaborazione col vicino centro diurno per anziani e sulla base della ricerca dell’Ausl sulle fragilità della popolazione, che il Comune intende sostituire al centro sociale suona un po’ come un pretesto.
La vicenda di Villa Paradiso: un progetto di welfare al posto della Casa di Quartiere ribelle
«Dopo la notizia molti soci e frequentatori ci hanno detto: “ma voi siete già un progetto di welfare”», ha riportato Maurizio Sicuro, presidente del centro sociale Villa Paradiso in uno sfogo sui social. Per dimostrarlo il gestore della Casa di Quartiere ha snocciolato, con tanto di numeri, anche una fotografia della situazione.
In particolare, in appena cinque anni di gestione dello spazio che lambisce la via Emilia, Villa Paradiso ha raccolto attorno a sè circa 500 soci, «di cui l’80% sono donne, quindi lo spazio deve essere gradevole», sottolinea Sicuro. Al contrario, prima dell’apertura della Casa di Quartiere, l’immobile era abbandonato e la zona frequentata da spacciatori e ubriachi.
Le iniziative che si sono susseguite in un lustro sono state di carattere culturale, musicale, ma anche politico, «perché chi fa il volontario ha una sua idea ad esempio della socialità», sottolinea Sicuro.
Il gestore di Villa Paradiso, però, ci tiene a rimarcare che le due iniziative contestate (la proiezione del film russo “Il Testimone” e un incontro sull’amicizia tra Corea del Nord e Russia) vedevano i titolari della convenzione con l’Amministrazione come soggetti ospitanti, non come organizzatori dell’evento.
Nel video su Facebook, inoltre, Sicuro racconta anche la situazione di quella fetta di quartiere: «È un mortorio, i negozi di prossimità chiudono, surclassati dai supermercati e trasformati in appartamenti turistici, come avviene in molte zone della città».
E se è vero che quella zona è particolarmente densa di persone anziane, sostituire uno dei pochi punti di riferimento con un non meglio precisato progetto di welfare di comunità non risolverà la situazione.
A sfuggire, quindi, è anche la ratio per la quale sia stata fatta scelta solo per Villa Paradiso e non per altre zone della città che vivono lo stesso problema.
Nel suo sfogo, Sicuro attacca direttamente anche l’Amministrazione comunale a partire dal sindaco Matteo Lepore, che «è un conducador che fa e disfa a suo piacimento», determinando un problema di democrazia in città.
Critiche arrivano anche alla neo-assessora Matilde Madrid, già Capo di Gabinetto del Comune e attualmente titolare delle deleghe su welfare e sicurezza. «Fu lei a richiamarci in occasione delle iniziative contestate e guarda caso sarà il suo assessorato a gestire ora quell’edificio».
La questione, insomma, appare più politica che sociale, dal momento che il lavoro svolto da Villa Paradiso ha di certo rianimato e riqualificato la zona. «Il Comune di Bologna, con questa arroganza e questa prepotenza, dimostra solamente la sua debolezza in termini di consenso – conclude Sicuro – Per le persone di buon senso dovrebbe arrivare il momento di mettersi insieme e costruire la possibilità di un punto di vista di verso di visione di città».
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