Anche se non ha detto nulla di particolarmente sconosciuto, le parole dell’ex presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato in merito alla strage di Ustica hanno creato un caso politico. In un’intervista a Repubblica, Amato ha sottolineato le responsabilità francesi nel lancio del missile che il 27 giugno del 1980 colpì il Dc9 Itavia, provocando la morte di 81 persone.
Pur avendo precisato in seguito che le sue parole seguivano solamente l’ipotesi più probabile, quella ufficializzata anche da una sentenza di tribunale, le dichiarazioni dell’ex premier danno uno scossone ad una vicenda rimasta sospesa anche e soprattutto a causa della scarsa collaborazione della Francia.
La rilevanza delle parole di Giuliano Amato sulla strage di Ustica
A sottolineare l’importanza delle parole di Amato su Ustica è Luca Alessandrini, storico e autore di due pubblicazioni sulla strage. «Amato era sottosegretario alla presidenza del Consiglio quando è esploso il caso Ustica – ricorda Luca Alessandrini – Anche se non dice nulla di nuovo, in Italia quando si ha a che fare con stragi e terrorismo lo Stato, attraverso le istituzioni più alte, ha deviato, taciuto, depistato, mentito, distrutto documenti e prove».
In particolare, l’effetto dei depistaggi non è solo quello di sviare le indagini, ma anche di lasciare nella memoria dell’opinione pubblica delle versioni non veritiere e confuse di quanto accaduto, come la tesi sul cedimento strutturale del DC9, che portò al fallimento di Itavia, o la tesi della bomba a bordo.
Per Alessandrini, dunque, le parole di Amato riassumono tutti gli elementi della strage di Ustica che per l’opinione pubblica sono confusi e sono importanti anche a causa della lunga carriera politica, in ruoli spesso rilevanti. Ecco perché le sue parole hanno prodotto un terremoto.
«Credo che sia importante che se ne parli ancora, ma soprattutto che si dissipino le nebbie dei depistaggi residui che ancora ci sono», sottolinea lo storico, facendo riferimento alla difficile partita della desecretazione e digitalizzazione dei fascicoli relativi alle stragi, in cui si è registrato il paradosso che le persone e gli organi sospettati di depistaggio siano quelli che hanno scelto quali documenti desecretare e fornire all’Archivio dello Stato.
Per Alessandrini, quindi, l’intervista ad Amato «getta un sasso nello stagno e riapre un percorso di verità». Lo storico, nello specifico, immagina i possibili effetti auspicabili.
Da un lato, una maggiore consapevolezza dell’opinione pubblica. Dall’altro, la denuncia dello scandalo dell’indisponibilità dei documenti italiani sulla strage. Infine, il rilancio delle rogatorie internazionali per avere informazioni dalla Francia e dagli alleati Nato circa le loro operazioni quella notte sui cieli del Tirreno.
ASCOLTA L’INTERVISTA A LUCA ALESSANDRINI:
Il presidio di Potere al Popolo contro la Francia e la Nato
Alle 18.00 di questo pomeriggio, davanti al Museo della Memoria di Ustica, in Bolognina, Potere al Popolo darà vita a un presidio di protesta dal titolo emblematico: “Strage di Ustica. Stato francese, assassino ‘Nato’“.
«Le dichiarazioni di Giuliano Amato confermano le responsabilità della Nato nell’abbattimento del DC9 civile, nell’ambito di una guerra non dichiarata alla Libia di Gheddafi – scrive Potere al Popolo – Questa ennesima conferma storica viene proprio nel momento in cui molti paesi africani tornano a muoversi contro la presenza neocoloniale sul suo territorio, inclusa quella italiana con la missione militare in Niger. Per questo saremo in piazza a Bologna e in altre città italiane per ribadire la necessità di uscire dalla Nato, di far uscire la Nato dal nostro paese, di smettere di bloccare lo sviluppo africano».
Potere al Popolo insiste nel legame col presente: «Durante questi 40 anni, lo Stato francese ha continuato a perpetrare politiche predatorie verso le “ex colonie” dell’Africa, trovando sempre più la forte risposta della parte più cosciente di alcuni Stati del continente. La Nato ha continuato a esportare guerra e destabilizzazione, dal Mar Baltico all’Africa, passando per Balcani e Medio Oriente. L’assassinio di Gheddafi del 2011 è in linea di continuità con quanto pianificato nel 1980 nei cieli del nostro paese». La forza politica non manca però di sottolineare i silenzi e la complicità degli apparati dello Stato italiano, che di fatto hanno ostacolato verità e giustizia per la strage di Ustica.
Il presidio di questo pomeriggio, dunque, è stato indetto «contro i crimini dello Stato francese, le guerre della Nato e il silenzio complice dello Stato italiano».