«Volutamente o meno, la questione palestinese viene ormai messa da parte a favore di emergenze più vicine, che si guadagnano le prime pagine dei quotidiani. Ma essa resta fondamentale per osservare i rapporti tra il Nord e il Sud del mondo, e le dinamiche neo-colonialiste che li governano in diverse parti del globo, non solo in Palestina». Così esordisce ai nostri microfoni Raffaele Spiga, attivista della sezione bolognese della campagna BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) contro l’apartheid israeliana, lanciato nel 2005 da centinaia di organismi della società civile palestinese e presto estesosi in numerosi paesi, Italia compresa.

Spiga è anche tra gli organizzatori della IAW – Israeli Apartheid Week, la settimana contro l’apartheid israeliana, giunta alla 19esima edizione, che si svolgerà dal 14 al 22 marzo in duecento città del mondo, tra cui Bologna: un momento di mobilitazione globale – con una scaletta densa di eventi – di tutti i sostenitori della lotta per la libertà e la giustizia, che mira a sensibilizzare sulle brutalità del regime israeliano e ad elaborare campagne a sostegno della resistenza palestinese, contro il colonialismo di insediamento e la pulizia etnica.

Una settimana di incontri contro l’apartheid israeliana

A Bologna gli eventi saranno quattro, il primo la sera del 14 marzo al circolo “Il Casalone” in quartiere San Donato. Tema da approfondire sarà l’occupazione dei territori di Masafer Yatta, a pochi chilometri dalla città di Hebron, nel sud del paese. «Masafer Yatta è il perfetto esempio di come possano funzionare le modalità di occupazione dei territori palestinese ad opera di militari e coloni israeliani – spiega Spiga – Hanno dichiarato la zona di importanza strategica per la sicurezza dello Stato di Israele, auto-legittimandosi a militarizzarla, per poi espellere lentamente i palestinesi con tecniche di pressione e, soprattutto, con l’insediamento graduale dei coloni». Ospiti dell’incontro saranno il sindaco di Massafar Yatta e una delegazione di rappresentanti del municipio, che racconteranno da vicino la loro esperienza di resistenza non-violenta.

Il 16 e il 21 marzo, rispettivamente al Santuario Madonna della Pace e al Centro Sociale Làbas di vicolo Bolognetti, ci saranno due incontri di testimonianza e inchiesta: il primo, organizzato dall’associazione Pax Christi, vedrà l’illustrazione di un documento sottoscritto da diverse realtà cristiane della Palestina in difesa dell’identità e dell’esistenza della popolazione locale; il secondo, invece, getterà luce sul tragico fenomeno della diaspora palestinese in Libano, grazie a due documentari girati sul posto dagli attivisti italiani dell’associazione “Per non dimenticare Sabra e Chatila” e da Pietro Stefanini, ricercatore al Palestinian Return Center di Londra.

Il 22 marzo, infine, la Casa di Quartiere “2 agosto 1980”, nel quartiere Saragozza, ospiterà un dibattito sull’agricoltura contadina di piccola scala come forma di resistenza a un sistema di produzione che spoglia i palestinesi della loro sovranità alimentare, al fine di garantirsi il dominio su persone e risorse naturali. In Palestina, le lotte degli agricoltori per la sovranità alimentare sono anche parte integrante della resistenza alla colonizzazione e all’occupazione della loro terra da parte del regime israeliano di apartheid.

L’apartheid israeliana come chiave di lettura sul neo-colonialismo

«La situazione in Palestina è gravissima, sta precipitando. Il governo israeliano è di estrema destra e alcuni suoi esponenti si auto-definiscono fascisti, in alcuni casi assistiamo a veri e propri pogrom, come settimana scorsa ad Huwara», sottolinea Spiga.
Ma la IAW non sarà un’occasione per parlare della sola Palestina. «I temi che solleveremo riguardano tutto il mondo – evidenzia l’attivista – nei rapporti economici che legano i paesi del Primo mondo a quelli del sud: le strategie politiche di controllo e sfruttamento sono simili e prendono ispirazione le une dalle altre. E non solo, tra il regime israeliano e le potenze del Nord globale c’è un legame commerciale diretto: Israele esporta puntualmente all’estero le proprio tecnologie di guerra, tra armi, sistemi di difesa e meccanismi di spionaggio».

ASCOLTA L’INTERVISTA A RAFFAELE SPIGA:

Andrea Mancuso