Il nome è tornato in voga grazie alla Francia, che di fronte al pericolo concreto della vittoria dell’estrema destra del Rassemblement National alle elezioni ha visto la sinistra compattarsi nel “Nouveau Front National” e posizionarsi al secondo posto nelle consultazioni di domenica scorsa, con un 28%. Così, con le opposizioni italiane riunite dall’Anpi a Bologna nell’iniziativa di ieri sera, è stata mutuata l’espressione “fronte popolare” per descrivere quello che potrebbe essere un blocco politico alternativo e contro le destre nel nostro Paese.
Tutti evocano “unità” e i giornali parlano di un “fronte popolare” in Italia
L’associazione dei partigiani ha chiamato a raccolta tutti i leader dei partiti che si oppongono al governo Meloni. C’era Elly Schlein, c’era Giuseppe Conte, c’erano Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli e c’erano anche i Radicali con Riccardo Magi e Rifondazione Comunista con Maurizio Acerbo.
C’è una parola, su tutte, che è stata pronunciata negli interventi di tutti i leader, ma anche invocata dal pubblico: “unità”. Una parola d’ordine che anzitutto serve per fermare la deriva eversiva intrapresa dal governo Meloni con vari provvedimenti o progetti legislativi, dal premierato all’autonomia differenziata, passando per i tagli alla sanità.
L’elenco delle politiche delle destre contro cui opporsi, ha sottolineato qualcuno, rappresenterebbe di per sè un programma comune. Tuttavia ci sono altri scogli da superare, primo fra tutti il chiarirsi le idee su quale alternativa si vuole rappresentare.
«Dopo la crisi del berlusconismo le destre hanno ricostruito un consenso di massa rifascistizzandosi, adottando tutti i frame narrativi dei gruppi neofascisti – ha osservato Acerbo – L’unità non è una cosa astratta. Se in Francia c’è il Fronte Popolare è perché c’è stata un’opposizione sociale, di massa, di sinistra, di classe contro i governi che facevano politiche antipopolari. Se il partito di Meloni è il più votato tra gli operai evidentemente qualcosa si è sbagliato e l’agenda Draghi non era popolare».
ASCOLTA ALCUNI PASSAGGI DEGLI INTERVENTI DI BONELLI, ACERBO E SCHLEIN:
Parlare di fronte popolare in Italia? «È improprio. Battaglie comuni costituzionali»
A chiarire come dovremmo leggere l’incontro di ieri sera è, ai nostri microfoni, lo stesso Acerbo. «È stato un incontro positivo – osserva il segretario di Rifondazione – ma parlare di fronte popolare è prematuro e improprio».
Nello specifico Acerbo smonta le ricostruzioni molto giornalistiche e politiciste che compiono un parallelo con la situazione francese: «Il Fronte Popolare francese ha un programma che è praticamente lo stesso di Rifondazione o comunque della sinistra radicale. Vuole cancellare la riforma delle pensioni, vuole introdurre un salario minimo a 1600 euro al mese». Insomma, le differenze con l’Italia ci sono tutte.
Rifondazione, però, apre a battaglie comuni, in particolare contro quei provvedimenti che snaturano la Costituzione, a partire dal premierato. Ma sarà battaglia comune anche contro l’autonomia differenziata, che nei prossimi giorni si concretizzerà con la raccolta di firme per un referendum abrogativo.
In altre parole, l’unità evocata da più parti ieri è al momento su singoli provvedimenti del governo e soprattutto non può essere una cambiale in bianco o una fusione a freddo. «Finora i fronti che si sono formati sono stati antipopolari», ricorda Acerbo facendo riferimento all’agenda Draghi.
Un altro tema dirimente, per il segretario di Rifondazione, è quello della guerra. «Se il Pd cambiasse la propria linea in politica estera io sarei molto contento – osserva – mentre le altre formazioni hanno bene o male una posizione corretta, anche se poco combattiva».
Nonostante ciò, Acerbo ricosce a Schlein un cambio di passo, di parole d’ordine e di rotta rispetto ai predecessori alla guida del Pd. Sui temi sociali, in particolare, la linea di Schlein sposta l’asse a sinistra e questo viene apprezzato.
ASCOLTA L’INTERVISTA A MAURIZIO ACERBO: