Giù le mani dal lavoro, nazionalizzazione delle banche e delle aziende che licenziano e che inquinano e difesa dell’istruzione pubblica, sono solo alcuni tra i punti affrontait dal Partito Comunista dei Lavoratori.
Il Partito Comunista dei Lavoratori si definisce, nel panorama delle elezioni imminenti, l’unica voce autonoma e riconoscibile. I temi trattati riguardano questioni che nel dibattito pubblico poco si trattano.
Il PCL infatti concentra la sua agenda politica sull’anticapitalismo, principale responsabile della crisi mondiale e quindi italiana. “Sono temi che la sinistra del Pd sembra aver dimenticato e sottovalutato da sempre. La sinistra deve dare il giusto peso a questioni come la mobilitazione e la lotta legata alla classe dei lavoratori. Quest’ultima infatti è la categoria sociale che sta pagando nel modo più pesante l’effetto della crisi. Crisi generata – spiega Michele Terra – soprattutto dalla politica economica delle banche e dei padroni che non hanno tutelato i diritti dei loro dipendenti negli ultimi anni”
Il PCL propone dunque la nazionalizzazione delle banche, nell’ambito di un ritorno ad una maggiore attenzione dello Stato nell’economia e nel sociale. Nazionalizzazione anche delle aziende in crisi e che applicano i licenziamenti. Il riferimento è chiaramente ad aziende come la Fiat, l’Ilva, l’Alcoa e tante altre realtà. Il Partito propone anche l’abrogazione dell’articolo 8 della legge Sacconi del 2011 sui contratti di lavoro, e il ritorno all’articolo 18 sui licenziamenti illegittimi.
Un’attenzione particolare il PCL la dedica al tema dell’istruzione pubblica in Italia. “Le riforme recenti, a partire da quella Berlinguer, non hanno fatto altro che devastare la scuola italiana sia per quel che riguarda la qualità dell’insegnamento sia i fondi destinati alla ricerca e l’investimento sul futuro dei giovani – continua Terra – Un’istruzione pubblica di qualità, garantita per tutti, è un capisaldo inderogabile per il futuro di un paese civile”
Lucia Visani