Costretta ad abortire da sola, tra vomito e svenimenti, nel bagno dell’ospedale Pertini di Roma perché tutti i medici erano obiettori di coscienza. La storia di Valentina, denunciata dall’associazione “Luca Coscioni” che parla di omissione di soccorso e invoca l’intervento della politica.
Giusto tre giorni fa le donne italiane sono scese in piazza per rivendicare l’autodeterminazione e difendere il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, messa in discussione dal crescente numero di obiettori di coscienza in Italia. E oggi se ne scoprono le drammatiche e reali conseguenze.
Una donna di 28 anni, Valentina Magnanti, nel 2010 è stata costretta ad abortire da sola, nel bagno dell’ospedale Pertini di Roma, perché i medici presenti nella struttura erano tutti obiettori di coscienza e non le hanno prestato soccorso.
Il marito ha spiegato che Valentina è rimasta sola, in preda al vomito e agli svenimenti, fino all’espulsione del feto di 5 mesi. Non solo: durante il calvario, esponenti dei cosiddetti movimenti per la vita si sono recati a più riprese nella sua stanza e, vangelo alla mano, l’hanno redarguita.
Alla donna, affetta da una malattia genetica, era stata negata la diagnosi pre-impianto a causa delle disposizioni della Legge 40 sulla fecondazione assistita e, una volta scoperto che il feto era malato, aveva deciso di non proseguire la gravidanza per non condannare il figlio ad una vita di sofferenze.
Una decisione che si è scontrata contro la piaga dell’obiezione di coscienza alla legge 194 sull’aborto, fino al calvario di 15 ore che ha dovuto subire in ospedale.
Di omissione di soccorso e di interruzione di pubblico servizio parla Filomena Gallo, segretario dell’associazione “Luca Coscioni” che ha seguito la vicenda di Valentina. Purtroppo quest’ultima non ha sporto denuncia quando è accaduto il fatto e dunque diventa difficile perseguire oggi i medici che l’hanno lasciata sola. In ogni caso l’associazione sta pensando ad altre iniziative giudiziarie contro la struttura ospedaliera.
“Giusto sabato scorso – ricorda Gallo – il Comitato per i Diritti Sociali ha condannato l’Italia, quindi ormai lo stato di violazione della legge 194 è diventato una questione europea”.
Il segretario della “Luca Coscioni” propone anche alcune misure concrete per intervenire contro il boicottaggio della 194 ad opera degli obiettori di coscienza: “Occorre istituire un albo pubblico sugli obiettori e predisporre una normativa quadro che disciplini e regolamenti l’obiezione”.
Gallo si dice favorevole anche alla proposta che Carlo Flamigni, membro del Comitato Nazionale di Bioetica, fece dalle nostre frequenze qualche settimana fa, ovvero di trasferire i medici obiettori in altri ospedali qualora nella struttura in cui lavorano non venga garantito il servizio abortivo.
Quanto alla legge 40, il giudice del Tribunale di Roma che ha seguito la vicenda di Valentina e di un’altra coppia, nel gennaio scorso, ha individuato profili di incostituzionalità.
Ora si attende che l’iter giudiziario faccia il suo corso, ma fin da subito l’associazione “Luca Coscioni” sostiene che sarebbe giusto consentire la diagnosi pre-impianto degli embrioni.