Dal 27 novembre, sarà possibile prenotare un’esperienza surreale su Airbnb: combattere come “veri” gladiatori all’interno del Colosseo, un’iniziativa che la piattaforma promuove come un viaggio nel tempo. Tuttavia, dietro l’apparente valorizzazione del patrimonio storico, emerge una serie di domande sulle strategie e intenzioni di Airbnb in Italia, che non smette di essere al centro di polemiche.

Un Scontro tra Antico e Moderno

L’iniziativa, che prevede che 16 turisti possano vivere l’esperienza di combattere come gladiatori nel cuore di uno dei più importanti simboli del patrimonio culturale mondiale, è presentata come un’opportunità unica.

I partecipanti verranno divisi in gruppi da due persone, si recheranno poi nell’ipogeo e indosseranno una vera e propria armatura, la quale dovrà servire per assumere “l’identità di alcuni tra i più celebri tipi di gladiatori”, come scrive Airbnb. In seguito verranno sottoposti a una dimostrazione del combattimento con annesso allenamento e infine avverranno i veri e propri scontri tra i gladiatori. 

Marketing e Manipolazione del Patrimonio

Questa iniziativa si inserisce in una più ampia strategia di marketing che include anche la promozione del film “Il Gladiatore II”, diretto da Ridley Scott, e un accordo da 1,5 milioni di euro con il Parco Archeologico del Colosseo per “la promozione del territorio e del turismo”. Qui, Airbnb gioca un ruolo ambiguo: da una parte, si presenta come un promotore del patrimonio culturale, dall’altra, ha ricevuto un sequestro fiscale di 779 milioni di euro per non aver pagato le imposte relative alla cedolare secca in Italia, come rivelato l’anno scorso dalla Guardia di Finanza. Una società che raccoglie enormi profitti dal territorio italiano ma che, come sottolineato anche da alcuni attivisti, ha sede fiscale in Irlanda, non paga quasi nulla al fisco italiano, mentre utilizza luoghi storici come merce di scambio per attrarre turisti.

Il Colosseo come Spettacolo: Una Scelta che Lascia Perplessi

In un contesto in cui le politiche fiscali e culturali sono sotto scrutinio, la proposta di Airbnb di utilizzare il Colosseo come un palcoscenico per “combattimenti” tra turisti assume toni paradossali. Più che di una valorizzazione autentica, sembrerebbe trattarsi di un’ulteriore appropriazione turistica che riduce un simbolo culturale a uno spettacolo per i consumatori. Sebbene la piattaforma sottolinei che il progetto si inserisce in una serie di piani debiti alla tutela e alla promozione del patrimonio culturale e che contribuirà alla rinnovazione dell’esposizione permanente all’interno dell’Anfiteatro, ci si potrebbe chiedere se il parco dell’anfiteatro abbia fatto una scelta opportuna mettendo a disposizione un bene storico iconico come il Colosseo a una multinazionale che si è distinta fino ad ora, oltre che per il proprio operato nel settore turismo, anche per le politiche fiscali in contrasto con la legge italiana.

Eleonore Krisa