Si intitola “Ti senti come se fossi un subumano: il genocidio di Israele contro la popolazione palestinese a Gaza” il rapporto di Amnesty International su quanto sta accadendo in Palestina dal 7 ottobre 2023. Un rapporto dettagliato, basato su ricerche sul campo e consultazioni di molte fonti, che arriva anzitutto ad affermare, attraverso l’attenta analisi di cosa dice il diritto internazionale, che quello che Israele sta perpetrando a Gaza è effettivamente un genocidio.
Tra i tanti dati contenuti nel rapporto, spicca il numero di vittime in un anno, dal 7 ottobre 2023 al 7 ottobre 2024 (ma il bilancio è già più grave per via della prosecuzione del conflitto): 40.717 morti. E fa impressione anche la percentuale della popolazione palestinese sfollata: il 90% dei 2,2 milioni di persone.
Il rapporto di Amnesty su Gaza: è tecnicamente genocidio
Il rapporto di Amnesty International dedica ampio spazio alla definizione stessa di genocidio e imposta il testo proprio nell’argomentazione dei riscontri su quanto sta accadendo rispetto a ciò che stabilisce il diritto internazionale.
«Il nostro riferimento è la convenzione del 1948 sul genocidio – spiega ai nostri microfoni Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia – che elenca cinque atti che costituiscono genocidio, prevede che debba esserci un’intenzione genocidaria e specifica che il gruppo colpito non necessariamente deve essere tutto eliminato».
Analizzando la condotta militare israeliana nella Striscia di Gaza, il rapporto di Amnesty riscontra la presenza di tre dei cinque elementi previsti dal diritto internazionale, affermando quindi che quello in corso a Gaza è un vero e proprio genocidio. Nello specifico, le fattispecie di condotte genocidarie riguardano l’uccisione di un numero di membri del gruppo protetto, l’inflizione di danni fisici e mentali e la creazione di condizioni di vita atte a distruggerlo.
«Ciò si è realizzato con una sequenza infinita di attacchi contro obiettivi civili, con il trasferimento forzato del 90% della popolazione in luoghi asseritamente sicuri che però sono stati bombardati, col diniego dell’ingresso di aiuti umanitari che ha provocato morti per fame, freddo e condizioni insopportabili dal punto di vista sanitario, con la distruzione di infrastrutture civili come rifugi o ospedali», racconta Noury.
La complicità della comunità internazionale nel genocidio a Gaza
Il diritto internazionale contempla e punisce anche la complicità nel crimine di genocidio e dall’analisi di Amnesty emergono le responsabilità di diversi Paesi della comunità internazionale nel perpetramento stesso del genocidio.
«I genocidi si sviluppano essenzialmente attraverso l’uso e la fornitura di armi – osserva il portavoce di Amnesty – I principali fornitori di armi a Israele sono Stati Uniti e Germania, ma in parte anche l’Italia. Quindi qui c’è un tema un po’ più ampio della responsabilità dello Stato di Israele, c’è anche un tema di complicità che coinvolge diversi Stati della comunità internazionale».
La censura ad Amnesty: l’Ateneo Veneto nega la sala per la presentazione del rapporto
Il rapporto “Ti senti come se fossi un subumano: il genocidio di Israele contro la popolazione palestinese a Gaza” dell’organizzazione umanitaria avrebbe dovuto essere presentato oggi all’Ateneo Veneto, una storica e prestigiosa istituzione privata che in passato è stata presieduta da personalità di spicco, come Mario Rigoni Stern. Però in seguito alle proteste della comunità ebraica la sala è stata revocata.
La presentazione a Venezia avverrà comunque oggi, grazie alla disponibilità data da alcuni docenti dell’Università Ca’ Foscari.
«Purtroppo c’è quella parola che è tabù: genocidio – osserva Noury – Io capisco che le persone sopravvissute, i loro famigliari, le generazioni eredi vittime di un genocidio non sopportino che quella parola sia riferita ad altre situazioni, ma qui non si tratta di fare paragoni con fatti storici irripetibili ma si tratta di fare un paragone con quello che dispone il diritto internazionale, quando quella parola deve essere usata la si usa».
ASCOLTA L’INTERVISTA A RICCARDO NOURY: