La tratta di esseri umani, negli ultimi anni, è aumentata e si è abbassata l’età media delle vittime, in particolare di donne costrette a prostituirsi. Il Centro Studi Donati ne discute domani, 15 novembre, in un incontro pubblico. Interverrà suor Rita Giarretta, fondatrice del centro di accoglienza Casa Rut, che ai nostri microfoni afferma: “È un problema culturale, i rapporti sono ancora impostati sul dominio, dove la donna è una proprietà”.

Suor Rita Giarretta ci parla del business della Tratta

Usa parole care al femminismo e ciò spiazza perché ad utilizzarle è una religiosa cattolica. Suor Rita Giarretta, fondatrice e animatrice del centro di accoglienza per donne vittime di tratta “Casa Rut” di Caserta, è convinta che il problema della tratta di donne sia di stampo culturale e attenga ai rapporti tra uomo e donna impostati ancora sul potere, sul dominio dei primi verso le seconde.
Per questo, per sconfiggere il fenomeno che rende schiave tante donne migranti sulle nostre strade, oltre alla repressione occorre lavorare sull’educazione, impostando le relazioni sul reciproco rispetto.

Suor Rita Giaretta sarà domani, 15 novembre a Bologna, in un incontro organizzato dal Centro Studi Donati per le 21.00 nell’Aula 1, entrata via del Guasto, ed intitolato “Schiave“.
Durante l’iniziativa si parlerà, appunto, di tratta, un fenomeno che – come rivelano le statistiche – è in aumento negli ultimi anni, anche per effetto delle migrazioni.
“Le donne partono dai loro Paesi di origine – spiega ai nostri microfoni – perché là trovano corruzione e non trovano dignità. Hanno un sogno per il proprio futuro ed è giusto che lo coltivino“.
Di qui anche il dovere dell’accoglienza verso persone che sono state depredate da noi del proprio futuro e che sono semplicemente nate nel luogo sbagliato nel momento sbagliato.

Sempre secondo i dati, ma viene confermato anche dall’osservatorio di Casa Rut, si è abbassata anche l’età media delle vittime di tratta. Il fenomeno non riguarda solo lo sfruttamento sessuale, ma anche quello lavorativo, il traffico di organi, l’utilizzo di bambini per chiedere le elemosina. Molte forme che rappresentano le moderne forme di schiavitù presenti oggi in Occidente.
La struttura di accoglienza, attraverso l’insegnamento della lingua italiana, il check up sanitario e il lavoro, aiuta le vittime a ricostruire i fili della propria vita in un percorso di liberazione, in cui, sottolinea la fondatrice, “viene restituita loro la dignità“.
Sono circa 450 le persone che sono transitate per la struttura dall’inizio dell’attività fino ad oggi. Sette di loro hanno trovato lavoro in modo legale, in un contesto, quello di Caserta, contraddistinto dalla presenza della criminalità organizzata.

Sono forse gli anni di esperienza a confronto con la materia e con un fenomeno, quello dello sfruttamento sessuale, che continua ad essere alimentato da un “mercato”, che suor Rita Giaretta è arrivata a pensare che la soluzione passa attraverso la cultura.
“Cosa spinge ancora tanti uomini – si domanda la religiosa – ad acquistare un attimo di felicità comprando il corpo di una donna? Sono i rapporti ancora impostati sul potere e sul dominio, dove la donna diventa una proprietà. Vogliamo ancora impostare le relazioni in questo modo o vogliamo impostarle sul reciproco rispetto?”.