“È davvero ben scorretto mettere a casa chi vende il biglietto”. È questo lo slogan che, sulla falsa riga dei nuovi motti Tper, infiamma la protesta dei dipendenti dell’azienda e dei sindacati. Le cause del malcontento sono i tagli all’orario di apertura e al numero del personale nel reparto “biglietterie” della zona di Bologna.

Tagli, innovazione tecnologica, riciclo dei vecchi apparati: questi i piani dell’azienda di trasporto pubblico Tper. E i vecchi dipendenti? Protestano e chiedono ascolto, con scioperi e manifestazioni. Dopo la fusione con Fer, un anno e mezzo fa, l’ex Atc ha subito diversi cambiamenti, alcuni dei quali a svantaggio degli impiegati delle biglietterie. La loro sorte pareva già segnata sotto la precedente gestione. Dopo essere state appaltate in una gara al ribasso, infatti, le biglietterie hanno perso importanza: si è registrato un aumento del precariato e un servizio sempre più scadente, in un continuo ciclo di scarico di responsabilità tra azienda appaltatrice e committente. Nonostante la fusione tra Atc e Fer abbia portato ad un aumento del carico di lavoro e degli incassi, i tagli continuano e si fanno sentire. Il nuovo sistema è ancora in fase di sperimentazione ma la minaccia sta diventando sempre più concreta.

“Assistiamo, sia come lavoratori sia come contatto con l’utenza, ad un peggioramento della situazione rispetto agli anni passati. Il trasporto pubblico non è un settore in crisi, ma i tagli ci sono e vengono giustificati con l’introduzione di un apparato tecnologico, grazie al quale gli utenti possano interagire con Tper, tramite internet o il bancomat. Come prevedibile, però, si è presentata una serie infinita di problemi legati al malfunzionamento del servizio online e l’utenza stessa preferisce rivolgersi a noi, persone in carne e ossa”, commentano i rappresentanti sindacali dei lavoratori.

Oltre al danno la beffa. I dipendenti delle biglietteria Tper lavorano in condizioni spesso alienanti. Non vengono loro riconosciute le ore di pausa e gli sportelli stessi sono fatiscenti e mal tenuti, in contraddizione con le norme di sicurezza e salute sul lavoro. “Ci definiscono un servizio essenziale, tanto da non voler concederci lo sciopero – commenta una dipendente dello sportello Tper di via IV Novembre – ma dove sta quest’essenzialità quando si parla di tagli? Succede perfino che alcuni dipendenti debbano lavorare durante le ferie, perché non vengono loro riconosciute le ore di lavoro”.

Per tutti questi motivi, venerdì 8 febbraio sarà indetto uno sciopero di 4 ore, durante le quali le biglietterie rimarranno chiuse al pubblico.

Giulia Maccaferri