Manca meno di un mese all’inizio della nuova stagione di pallacanestro negli Stati Uniti: una lunga maratona con il via fissato a fine ottobre e il traguardo d’arrivo che verrà tagliato non prima di giugno con le Finals. Per questo motivo c’è davvero tanto materiale di cui usufruire per gli appassionati che seguono le statistiche e news legate alle scommesse NBA online, che si domandano non solo quale sarà la squadra a vincere il prossimo anello, ma anche se e quanto riusciranno a incidere i due italiani che scenderanno sul parquet dall’altra parte dell’Atlantico – Simone Fontecchio e Danilo Gallinari. Entrambi però sono gli ultimi di una tradizione di giocatori che prende il suo avvio per quel che riguarda i talenti italiani in NBA addirittura a metà anni ’90. Proviamo quindi a rispondere alla domanda relativa a chi sono gli italiani in NBA del presente e del passato, con la speranza che in futuro – a partire dai talentuosi Procida e Spagnolo – si possa continuare ad aggiornare la lista di nuovi nomi.

Vincenzo Esposito e Stefano Rusconi: i primi italiani in NBA

Dino Meneghin è stato il primo giocatore italiano a essere scelto in un Draft NBA, anche se non ha mai vestito la maglia degli Atlanta Hawks perché negli anni ’70 era impensabile per un europeo andare a giocare negli Stati Uniti. Stesso identico discorso per Augusto Binelli e Riccardo Morandotti, mentre a superare questa ritrosia e a godersi l’atmosfera dei parquet americani sono stati sia Vincenzo Esposito che Stefano Rusconi – entrambi sbarcati nel 1995 negli USA per una breve, ma molto significativa apparizione. Il talento casertano infatti è stato il primo italiano a segnare un punto in NBA, anticipato di sole 72 ore da Rusconi invece per quello che riguarda l’esordio. “Imprese” che di certo non hanno lasciato il segno nella pallacanestro americana, ma che sono state cruciali per aprire la strada a chi è venuto dopo.

Bargnani l’uomo della rivoluzione, Belinelli il giocatore in grado di vincere

Ci sono due nomi – oltre a quello di Danilo Gallinari, che in NBA gioca ancora – che hanno rivoluzionato definitivamente la concezione che avevamo del basket a stelle e strisce e delle potenziali opportunità che la NBA poteva rappresentare per i giovani talenti azzurri. A cambiare profondamente l’idea di poter raggiungere un giorno un posto in NBA infatti ci ha pensato Andrea Bargnani – giovane talento dell’allora Benetton Treviso che nel 2006 viene selezionato come prima scelta assoluta al Draft dai Toronto Raptors: dopo 10 anni di lontananza dai parquet americani, non solo un italiano torna all’interno di un roster ma lo fa da protagonista assoluto. Un talento assoluto, che fin troppo poco a raccolto di fronte alle sue smisurate doti che lo hanno paradossalmente reso un giocatore troppo moderno in un basket che non era del tutto cambiato. Chi invece è riuscito a massimizzare la resa dei suoi mezzi è stato Marco Belinelli: basta guardare al numero di presenze, di punti segnati e di dollari portati a casa – dati che non tengono conto delle partecipazioni playoff, della gara del tiro da tre punti vinta e anche del titolo NBA che Marco Belinelli è riuscito a vincere con i San Antonio Spurs. Il conto totale però resta importante lo stesso: 860 partite, 8.370 punti (sempre guardando solo alla regular season) e ben 49 milioni di dollari portati a casa per l’attuale giocatore della Virtus Bologna.

Datome e Melli, non sempre le cose vanno per il verso giusto

Ci sono state anche delle avventure che non hanno seguito la strada sperata, di chi la NBA se l’è presa grazie alle super prestazioni in Europa e non attraverso il Draft, ma poi non è riuscito a far valere il proprio peso specifico: è il destino che ha accomunato Gigi Datome e Nicolò Melli, entrambi finiti per un biennio in NBA – entusiasti dell’esperienza, ma costretti a vestire i panni dei comprimari e mai pienamente valorizzati dagli allenatori che li hanno avuti a disposizione. Per Datome la NBA ha significato due stagioni complicate, due squadre e soli 55 spezzoni di gara concessi (i minuti sono 447, per intenderci) con 188 punti. Un viaggio di passaggio o poco più anche per Nicolò Melli, che ha comunque doppiato le cifre del suo compagno di squadra: 105 partite e ben 529 punti. Si sperava che le cose potessero prendere una strada diversa, ma evidentemente non era il loro destino.