“Il taglio alle spese militari annunciati dal governo erano già previsti da tempo”. Il deputato di Sel Giulio Marcon commenta le dichiarazioni del ministro della Difesa Pinotti e mette in guardia sulla destinazione delle risorse: “Al sociale o redistribuiti alla Difesa?”. Intanto Napolitano lancia segnali per esautorare il Parlamento sul taglio degli F-35.
Tre miliardi di tagli alle spese militari, tra cui una riduzione del programma d’acquisto degli F-35, il taglio di 40mila unità dell’organico che compone l’esercito (da 190mila militari a 150mila) e la vendita di 385 caserme. Sono questi i contenuti degli annunci fatti nei giorni scorsi da vari esponenti del governo Renzi, tra cui, ovviamente, il ministro alla Difesa Roberta Pinotti.
Un’uscita a sinistra che non ti aspetti da un governo di larghe intese e che, infatti, non c’è. O almeno questa è l’opinione di Giulio Marcon, deputato di Sel, che spiega come quelle misure fossero previste da tempo.
“In larga parte sono decisioni già prese – osserva Marcon – Il taglio all’organico delle forze armate era già previsto in base alla legge di riforma dello strumento militare, così come era già prevista la dismissione delle caserme”.
Il punto vero, secondo il deputato di Sel, è la destinazione di quelle risorse: “Sarebbe positivo se andassero a finanziare misure sociali, come il taglio all’Irpef, ma potrebbe succedere che quei soldi restino all’interno del bilancio della Difesa”. Tutti i pronunciamenti degli ultimi tempi, del resto, vanno in quest’ultima direzione.
Sulla dismissione delle caserme, poi, Marcon è spaventato dal rischio di operazioni immobiliari discutibili, mentre sarebbe utile e virtuoso destinare quegli spazi, ancora una volta, alle emergenze sociali del nostro Paese, come il problema della casa.
In ogni caso, quindi, è presto perché i pacifisti cantino vittoria. Anche perché dal Quirinale non si resta a guardare in silenzio.
Negli stessi minuti in cui veniva discussa la possibilità di un taglio alle spese militari, e in particolare la riduzione degli F-35, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano convocava il Consiglio Supremo della Difesa per una riunione che si terrà mercoledì prossimo e che all’ordine del giorno ha le “criticità relative all’attuazione della Legge 244“.
Un gesto che viene letto come un tentativo di esautorare il Parlamento dalla decisione sul taglio ai cacciabombardieri e come una “messa in tutela del Governo” rispetto a scelte che prima devono avere il consenso dell’esercito.