Il Comune di Bologna celebrerà il 70° anniversario del suffragio universale in Italia, ma il tema della partecipazione al voto diventa attualissimo dopo lo shock dell’astensione alle regionali. Merola: “No all’uomo solo al comando, serve partecipazione”.

Suffragio Universale: A Bologna il primo caso di voto alle donne

Il 19 dicembre 1945 per la prima volta le donne partecipano al Consiglio comunale consultivo, designato dal Comitato di Liberazione dell’Anpi Emilia Romagna. Il 24 marzo 1946 Bologna è la prima grande città italiana a indire le elezioni amministrative a suffragio universale per il Consiglio comunale
dopo la caduta del fascismo. Per la prima volta nella storia d’Italia votano anche le donne.
Per celebrare questi due momenti fondamentali della storia dell’Italia repubblicana, il Comune di Bologna dà vita ad un’iniziativa intitolata “70 anni di voto, 70 anni di democrazia. Bologna è partecipazione“.

Una buona politica “non si fa calandola dall’alto e basta – ha commentato il sindaco Virginio Merola – Io non credo all’uomo della Provvidenza, abbiamo già dato: si fa con una partecipazione il più possibile estesa di tutte le cittadine e di tutti i cittadini”.
“Certo – ha osservato Merola – questo lo ho detto fin dalle primarie: la politica ha dato un cattivo esempio. È inutile sottolinearlo, però credo anche che ci siano diversi esempi di sobrietà, a cominciare da questa Amministrazione, e la possibilità di fare una politica buona e una politica diversa”.

Con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative e dopo lo shock dell’astensionismo alle ultime elezioni regionali, il tema della partecipazione al voto diventa anche di stringente attualità. “Lo temo, nel senso che abbiamo avuto già esperienze di scarsissima partecipazione – ha sottolineato il sindaco – Io non riesco a condividere l’affermazione secondo cui è normale ci sia poca partecipazione al voto. Questo appartiene alla cultura statunitense, ma nella nostra realtà europea l’esercizio del diritto di voto è stato fondamentale per i cambiamenti che si sono potuti realizzare in passato ma lo saranno ancora di più nel presente. Quindi, agli sfiduciati, ai rassegnati, credo che le forze politiche tutte debbano offrire una prospettiva di cambiamento”.

Per il primo cittadino, rinunciare al diritto di voto vuol dire rassegnarsi a non fare la propria parte. E cita Ghandi: “Siate prima di tutto voi il cambiamento che chiedete agli altri”. Dopo di che, conclude Merola, “ognuno lo può esprimere nelle forme che ritiene opportune, anche lasciando la scheda in bianco, ma non rinunciando alla propria voce”.

Valeria Paci