Non deluse le grandi attese per l’arrivo di uno dei musicisti più emergenti del momento.
Concerto molto atteso al Torrione Jazz Club quello del Steve Lehman Trio, capitanato da un sax alto reduce da tanti riconoscimenti da parte di critica e di pubblico. Il trentasettenne newyorkese infatti rappresenta sicuramente una delle più belle realtà del panorama jazzistico internazionale.
La formazione in trio evidentemente si basava, a differenza del più che premiato ottetto,maggiormente sul fascino dell’improvvisazione che non su quella della composizione. Ma l’imprinting di una innovativa concezione di temi e armonie comunque è rimbalzata anche nel set ferrarese, con un eleganza di sequenze e situazioni ben calibrate per un organico così ridotto all’essenziale. Questo forse proprio è il segreto di Lehman: andare alla sostanza del far musica con una scrittura assolutamente sorretta da magnifici improvvisatori.
Lo stile di Steve Lehman raccoglie diverse eredità per poi foggiare un modo di esprimersi assolutamente personale: “figlio” di Jackie McLean con quelle note calanti e ricche di blues, alunno di Anthony Braxton ricco di fraseggi impetuosi con cascate di note staccate tra loro, pervaso dal funky della Mbase Music colemaniana che ne anima il pulsare delle song, attento alle frenesie trasversali ed aggressive alla Threadgill per allontanare la prevedibilità delle scansioni ritmiche. La poetica musicale di Lehman diventa confluenza e rielaborazione di mille sorgenti, per inventarsi una nuova ed antica energia jazzistica. Il bis “konitziano” per solo sax è l’ultima perla regalataci nel concerto, un’eleganza intelligente che ci conferma quanto l’anima del cool jazz sia così attuale ed imprescindibile per l’avanguardia contemporanea.
Cerchietti rossi anche per Chris Tordini al contrabbasso e Cody Brown alla batteria.
Sicura, possente, colorita la cavata di Tordini che garantisce alla band una presenza costante ed un punto di riferimento certo, un beat ben bilanciato tra atmosfere funky e ritmiche tese in incalzanti swing.
Il drumming di Cody Brown è completamente in sintonia con il leader, sembra quasi entrare all’interno degli assoli di sax per accentuarne ritardi ed anticipi, cambi di ritmo, crescendi e diminuendi.
Applausi per un concerto che, in un mondo sempre più spesso che cerca nell’altro musicale nuovi orizzonti creativi, ribadisce la centralità di una solida tradizione jazzistica.
Siamo alle ultime battute del cartellone del Torrione e si avvicinano i tempi dei bilanci: tante le soddisfazioni e davvero poche le delusioni, una presenza di pubblico costante, l’interesse della critica crescente. Ci son tutte le premesse per una festa di congedo (30 di aprile) con meritata soddisfazione per gli organizzatori e, perchè no, anche un pizzico di orgoglio per noi di Radio Città Fujiko che abbiamo voluto seguire come media partner questa realtà che ha illuminato un’ambiente italiano, troppo spesso viziato purtroppo da provincialismi e pigrizia mentale.