Gli aeroporti italiani sono spesso grandi cantieri dove non è facile nemmeno individuare le uscite di emergenza. Dopo gli attacchi terroristici di Bruxelles, l’Unione Sindacale di Base ribadisce l’appello a governo ed Enac per condividere coi lavoratori i protocolli di evacuazione in caso di attentato.

Se non si può dire che gli aeroporti italiani non siano oggetto di controlli di sicurezza antiterrorismo, quanto accaduto a Bruxelles dimostra che, in casi di emergenza, è necessaria la massima collaborazione e preparazione di tutti. La condizione di tensione che vivono i lavoratori in questi mesi e le scene di panico e caos che abbiamo visto nei video degli attacchi all’aeroporto belga, dimostrano che occorre essere preparati al peggio.
Per questo l’Unione Sindacale di Base rinnova l’appello a governo ed Enac, già lanciato dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre scorso, per fornire istruzioni e formazione ai lavoratori degli scali italiani.

“Avevamo richiesto di aprire una cabina di regia sul piano di rafforzamento degli aeroporti considerati ‘obiettivo sensibile’ – spiega ai nostri microfoni Francesco Staccioli di Usb Lavoro Privato – per garantire la tutela della sicurezza dei dipendenti aeroportuali e dei passeggeri e per condividere la massima informazione sul protocollo di sicurezza ed evacuazione”.
Una richiesta che le autorità avevano respinto, ritenendo l’argomento non di pertinenza sindacale. “Non chiediamo di conoscere i piani dell’intelligence – sottolinea il sindacalista – ma di poter pianificare insieme gli interventi nel malaugurato caso che succedesse qualcosa”.

Usb sottolinea che alcuni aeroporti sono continui cantieri, dove già nelle normali operazioni di traffico è difficile identificare le uscite di emergenza. Alcuni di questi, inoltre, sono oggetto di interventi di ammodernamento che complicano le cose.
Eppure, ad oggi, manca un programma generale sul piano di evacuazione, cosa che il sindacato reputa inaccettabile.