I prossimi 24 e 25 giugno all’Aia si terrà il vertice della Nato. Uno degli argomenti sul tavolo riguarda l’aumento delle spese militari che l’Alleanza atlantica ormai pretende dai Paesi membri. Se l’Italia, con un trucco contabile, sostiene di avere raggiunto una spesa pari al 2% del pil, la cifra che circola e che starebbe alla base delle richieste della Nato è addirittura pari al 5%.
In termini reali, però, quanto spenderebbe l’Italia se passasse l’obbligo di raggiungere una spesa militare pari al 5% del pil? Lo ha calcolato l’Osservatorio Milex e le cifre sono da capogiro. In 10 anni, infatti, dovrebbero essere spesi 1000 miliardi di euro.
Con l’obiettivo Nato di spese militari al 5% del pil il riarmo dell’Italia è salatissimo
L’Osservatorio Milex, che fa parte della Rete Italiana Pace e Disarmo, ha fatto stime che riguardano i vari scenari.
Già con l’obiettivo reale del 2% del pil in spese militari, da qui al 2035 l’Italia dovrebbe mettere sul tavolo della guerra ben 600 miliardi di euro. Fino al 2024, infatti, la voce di bilancio relativa alle spese militari in Italia ammontava a 32 miliardi, ma facendola crescere fino a raggiungere il 2% del pil effettivo si otterrebbe quasi un raddoppio, arrivano a 60 miliardi l’anno.
Milex, però, ha calcolato anche il differenziale di spesa qualora l’obiettivo fosse raggiungere il 5% del pil. In quel caso l’Italia dovrebbe aggiungere ulteriori 40 miliardi l’anno fino a raggiungere i 1000 miliardi in dieci anni.
La quota del 5% sarebbe suddivisa in una spesa militare diretta del 3,5% del pil, più un ulteriore 1,5% di spese accessorie di sicurezza.
Conti che tengono in considerazione l’attuale bilancio dello Stato, ma se il pil dovesse crescere il rischio concreto è che le spese militari possano toccare i 145 miliardi di euro l’anno, cifra non lontana dai 176 miliardi spesi dall’Italia nel 2023 per la spesa sanitaria complessiva.

Spese militari o welfare? La scelta è sempre stata questa
Già in occasione della presentazione di ReArm Europe, il piano di riarmo europeo di 800 miliardi di euro, molti sottolineavano che le risorse per le armi e la guerra verranno necessariamente sottratte al welfare e alla spesa sociale. Sia Commissione che Stati e giornali bellicisti, però, hanno sempre negato che le risorse per il riarmo venissero prese dal sociale.
«Ora invece abbiamo diverse fonti che confermano che il nostro allarme era fondato – osserva ai nostri microfoni Francesco Vignarca, portavoce dell’Osservatorio Milex – Il Fondo Monetario Internazionale ha detto che per l’Italia necessariamente le risorse per il riarmo dovranno produrre un taglio di welfare e spesa sociale. Uno studio di fine maggio dell’Eurispes va nella stessa direzione, così come l’analisi dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio».
Eppure è facilmente ipotizzabile che al prossimo vertice della Nato verrà fortemente sostenuta la necessità di aumentare la spesa militare facendo leva sui nuovi conflitti, in particolare quello di Israele contro l’Iran.
«Si fanno scelte che rendono il mondo più infuocato e favoriscono nuovi conflitti – sottolinea Vignarca – e poi si utilizzano gli stessi conflitti per dire: “vedete? C’è una minaccia e dobbiamo aver paura, quindi dobbiamo aumentare le spese militari”. È un circolo vizione che bisognerà riuscire a spezzare, anche perché la strada folle dell’aumento delle spese militari dimostra, dati alla mano, tutta la sua incapacità di portarci maggiore sicurezza e maggiore pace».
Sabato prossimo, 21 giugno, a Roma ci sarà la manifestazione Stop ReArm Europe proprio per scongiurare questi scenari.
ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCO VIGNARCA: