Il 6 dicembre, alle 18.30, a Fluart, centro d’arte urbana in via Montegrappa a Bologna, il fumettista Mario Natangelo, moderato dal nostro Alfredo Pasquali, presenterà il suo ultimo lavoro: “Cenere. Appunti da un lutto”.
«Come dice il sottotitolo non era assolutamente mia intenzione fare un libro, mai avrei pensato che sarebbe uscito fuori un libro da un lutto», spiega ai nostri microfoni l’artista. Quegli appunti invece sono diventati un libro che Natangelo ha pubblicato per “I tipi” di Rizzoli, con la prefazione dello scrittore Erri De Luca.
“Cenere”, il lavoro di Natangelo dopo la morte della madre
Natangelo, giornalista e vignettista satirico per Il Fatto Quotidiano, ha perso la madre nel marzo del 2023. L’intensità di quell’esperienza esigeva di essere espressa e ha preso la forma del linguaggio che a Natangelo è più congeniale, il disegno. «Quello che ho fatto è stato cominciare a raccogliere appunti e la cosa particolare è che, essendo io un disegnatore, li raccoglievo disegnando – racconta – Erano sostanzialmente delle tavole che ho cominciato a pubblicare online subito dopo la morte di mia madre. Dopo mesi queste tavole sono diventate l’ossatura di quello che poi è diventato un libro in carta e copertina».
Maturato il progetto di un libro, il lutto ha fatto da spartiacque per l’organizzazione di tutte le tavole accumulate e pubblicate nel corso dei mesi, durante la malattia e poi nell’assenza. «Essendo appunti, brevi notazioni, si tratta di brevi episodi che raccontano dei momenti accaduti o successivamente o precedentemente alla morte, quindi ci sono i momenti del lutto e quelli del ricordo – continua l’autore – Ho trovato utile una sorta di datazione, cioè segnare con il più gli eventi che sono successi dopo la morte e con il meno quelli accaduti prima. In questo modo il libro si sposta continuamente avanti e indietro nel tempo per raccontare sostanzialmente stati d’animo: alcune scene più dolci sono successe prima e sono un ricordo piacevole, altre sono successe dopo perché c’è una ricostruzione».
Disegnare per sfogare, disegnare per rielaborare. «Quando si dice il potere taumaturgico della scrittura o del raccontare: per me è stato importante in una prima fase perché ho semplicemente sfogato, ho buttato su pagina – ricostruisce Natangelo – Nella seconda fase, quella in cui ho lavorato al libro, ho rimesso mano a delle cose scritte nell’immediatezza del lutto e le ho rielaborate. E adesso che dalla pubblicazione del libro sono passati diversi mesi, se mi capita di rileggerlo, cosa che faccio veramente con difficoltà, continuo a rielaborare qualcosa, continuo a scoprire un pezzo di racconto tanto che mi sento lettore di questo libro, non autore».
Decidere di raccontare una vicenda privata dolorosa per ragioni di urgenza si è rivelata un’occasione di condivisione bella ma inedita, considerando lo stile delle vignette quotidiane di Natangelo. «Io sono un vignettista satirico, disegno di satira politica ogni giorno, quindi sono abituato a fare un lavoro estremamente divisivo in un contesto polarizzato come quello in cui ci muoviamo – osserva il vignettista – Il mio è un lavoro che quindi in genere spacca l’opinione pubblica. Invece nel caso di “Cenere” ho provato una sensazione incredibile, c’è stato un enorme abbraccio: si è riunita attorno a questo libro una comunità che io non conoscevo e che mi ha dato tanto. È stato come accendere un fuoco e cominciare a raccontare una storia; si è fermata sempre più gente ad ascoltare e a raccontare a sua volta. Io ricevo ancora tantissimi messaggi di persone che vogliono condividere perché io ho condiviso. Quindi questa unione che mi ha regalato “Cenere” è una cosa non pensavo fosse possibile e probabilmente non proverò mai più nel mio lavoro».
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