Il prossimo 2 giugno saranno trascorsi quarant’anni dalla tragica e a tratti ancora misteriosa morte di Rino Gaetano. Per ricordare l’artista Sony Music fa uscire “Istantanee e tabù”, una raccolta di rarità con un inedito, intitolato Io con lei. La redazione di Vanloon ricostruisce nella rubrica “Note a pie’ di pagina” la figura del cantautore calabrese.

Rino Gaetano, quarant’anni fa moriva un artista intramontabile

La notte del 2 giugno 1981, a soli 31 anni, muore Salvatore Antonio Gaetano, in arte Rino.
Camminando in una trafficata via Nomentana, nel quartiere Montesacro, davanti ad un’anonima palazzina ci si imbatte in una targa “qui visse tra il 1971 e il 1980 Rino Gaetano, grande autore e interprete della canzone italiana” ed è proprio in questo appartamento che scrive le sue canzoni più famose, concentrate in soli 6 album.

Rino Gaetano era però nato a Crotone e per sempre si porterà dietro quei primi dieci anni di vita in Calabria e il sud e l’emigrazione saranno temi sempre presenti nella sua discografia, come ad esempio a me piace il sud, scritta di getto mentre nel 1970 faceva un viaggio verso il sud appunto in autostop,
È stata una carriera fulminate quella di Gaetano, cominciata nel 1972 con il primo singolo, I love you Marianna, dedicato alla nonna e prodotto da RosVeMon, acronimo che riunisce Aurelio Rossitto, Antonello Venditti e Piero Montanari, elementi fondamentali per il lancio della sua caleidoscopica arte.

Gaetano fa della parola un’arma affilata più di un coltello, con nonsense e doppi sensi, con significati taciti o espliciti, Per smascherare la società italiana dei suoi tempi, Rino sceglie il sentiero poco battuto di una innovativa “canzone teatrale”, smontando gli stilemi della canzone italiana d’autore tradizionale.
All’interno dell album Ingresso libero del 1974, Gaetano narra le gesta di Agapito Malteni, nato a Manfredonia e ferroviere come l’anarchico gucciniano della locomotiva, la cui storia però si interrompe prima di compiere l’attentato. Un omaggio a Guccini certo, ma anche a De Andrè e all’indimenticabile bombarolo da cui Gaetano riprende quasi esattamente l’attacco iniziale.

Mentre l’Italia alle prese con il caso Moro, Rino Gaetano incide Non te raggae più, che dà il titolo ad una delle sue canzoni più famose. Il testo del brano si fonda nella fattispecie su un lungo elenco di problematiche e personaggi che animano la scena italiana a lui coeva: i partiti, le convenzioni etiche e sociali – la castità, la verginità, il maschilismo –, i personaggi televisivi, le personalità influenti dell’economia e dell’industria, i privilegi – sangue blu, auto blu –. Una canzone che elenca i vizi dell’Italia con un motivetto scanzonato, ironico ma soprattutto irridente.
La critica e la condanna politica sono presenti anche negli altri brani del disco: in particolare Fabbricando case e Capofortuna che mette in scena l’alter ego del segretario della Cgil e parlamentare del Pci Luciano Lama.

Alla sua morte senza contorni certi, Rino Gaetano si era già conquistato il titolo di cantautore. Dopo la sua scomparsa è diventato una specie di santo protettore della canzone. Si sono moltiplicate raccolte, inediti, libri, una fiction della Rai in cui Gaetano è interpretato da un bravissimo e incredibilmente simile Elio Germano e nel 2017 Mattarella lo ha insignito della medaglia d’oro alla cultura.
Vogliamo lasciarvi però, visto che questo programma parla di storia, con una canzone che racconta dell’Italia nelle vesti di una donna verdiana, Aida, molti anni prima che diventasse inno della Lega Nord, Gaetano descrive in una ballade romantica e struggente le tappe della storia di questo paese scrivendo, dicono molti, una secondo inno di Mameli.

È davvero così? Possiamo esaltare le sorti della battaglia di El Alamein combattuta nel 1941 dall’esercito fascista di Mussolini? Possiamo vedere in Aida tutte le donne italiane? O la prima guerra mondiale come primo vero esempio di unità degli italiani o dire che la seconda guerra mondiale è stata una tragedia immane senza ricordare anche la Resistenza?
Probabilmente no ma il testo di questa canzone del 1977 rende Rino Gaetano quello che è, l’artista nazional-popolare, quello che parlava al cuore e alla pancia, forse più di quanto avevano fatto De Andrè o Guccini con testi ermetici e complicati.
Rino Getano lo ascoltiamo ancora in molti artisti italiani contemporanei, Brunori sas solo per citarne uno, lo citiamo e lo canticchiamo perché alla fine con molte contraddizioni Rino Gaetano ha cantato la nostra quotidianità.

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