Questo pomeriggio alle 18 alla Libreria Trame verrà presentato “Toglimi le mani di dosso”, il libro di Olga Ricci sulle molestie sul lavoro da parte di superiori. La giornalista, che usa uno pseudonimo, racconta richieste di favori sessuali in cambio di lavoro. In Italia sono almeno un milione e 300mila le donne vittime di ricatti sessuali, ma la precarietà peggiora il fenomeno.

Prima i complimenti sull’aspetto fisico, poi inviti a cena e, ancora, i palpeggiamenti. Fino a veri e propri ricatti, con richieste di favori sessuali in cambio del mantenimento del posto. Il fenomeno delle molestie sul lavoro è molto più diffuso di quanto si possa immaginare e si configura quasi sempre come una vera e propria violenza di genere, attuata da uomini in posizione di potere nei confronti di donne.
Di questo parla “Toglimi le mani di dosso“, il libro scritto dalla giornalista Olga Ricci, edito da Chiarelettere, che verrà presentato alle 18.00 di questo pomeriggio alla Libreria Trame di via Goito 3/c, all’interno di un’iniziativa promossa da GiUliA (Giornaliste Unite Libere Autonome).

Olga Ricci non è il vero nome dell’autrice. La scelta dello pseudonimo si è resa necessaria per proteggersi da eventuali ritorsioni per avere denunciato quanto ha subìto in prima persona lavorando nel mondo del giornalismo. Quest’ultimo, però, non è l’unico settore coinvolto dal fenomeno, come testimoniano anche le storie raccolte sul blog “Il porco al lavoro ” e nel libro stesso.
“Secondo una ricerca dell’Istat del 2008 – spiega Olga ai nostri microfoni – sono un milione e 300mila le donne che hanno subito molestie e ricatti sessuali sul lavoro, ma temo che la precarietà lavorativa abbia favorito enormemente il problema”.

A perpetrare le molestie e i ricatti sono solitamente persone più in alto nella gerarchia, che fanno leva sul potere dato loro dal ruolo che ricoprono, completamente incuranti della deontologia e ben poco spaventati da possibili ripercussioni. “Addirittura un caporedattore cinquantenne che ho conosciuto – racconta Olga – si vantava di avere avuto una liason con una stagista di 25 anni, che quando si è stancata della situazione ha perso la possibilità di continuare l’esperienza lavorativa”.

Come in tutti gli altri casi di violenza di genere, spesso tra i colleghi e i conoscenti si tende a minimizzare o banalizzare la denuncia, sostenendo che si trattasse solamente di complimenti e, nei casi più gravi, di episodi isolati. Fino a dinamiche in cui si tenta di colpevolizzare la vittima stessa, dicendo che si vestiva in modo troppo provocante o che ha lasciato intendere una disponibilità che non c’era.

A sottolineare l’importanza del ruolo dei colleghi, che spesso hanno paura di prendere posizione contro un superiore, è Rosa Amorevole, consigliera di Parità dell’Emilia Romagna, che ha curato un decalogo in appendice al libro, in cui dà consigli pratici su come intervenire in caso di molestie. “Spesso ci si sente sole e frastornate e non si sa cosa fare e a chi rivolgersi – spiega Amorevole – Per prima cosa occorre dire di no in modo chiaro, ma può essere utile anche contattare colleghi che hanno lasciato il luogo di lavoro, per capire se al centro della loro scelta ci fu una molestia”.

Anche in questo caso è necessario che a prendere la parola siano anche gli uomini che, quando non sono i perpetratori della violenza, spesso rimangono comunque in silenzio.
Su questo versante qualcosa negli ultimi anni si è mosso, come dimostrano le esperienze di Maschile Plurale o il libro scritto da Riccardo Iacona contro la violenza sulle donne. Il giornalista ha anche curato lo strillo di copertina di “Toglimi le mani di dosso”.
Nonostante questi segnali positivi, per Olga, gli uomini fanno ancora troppo poco ed è giunto il momento che inizino ad interrogarsi e a reagire.