«La partecipazione a cosa serve? A scegliere il colore delle porte?». È con amara ironia che Daniela Rocca del Comitato Besta spiega ai nostri microfoni perché la decisione del Comune, annunciata ieri, di trasferire provvisoriamente nell’edificio scolastico all’interno del Parco Don Bosco gli uffici del tribunale e della procura dei minori non piace a coloro che si sono battuti per salvare gli alberi e la scuola.
Non più tardi di tre giorni fa, al rientro a scuola dopo la pausa natalizia, alunne e alunni delle scuole Besta si sono trasferiti nel vicino polo dinamico realizzato dalla Città Metropolitana nell’area del liceo Copernico. Ma la dinamicità del polo sta proprio in quella che dovrebbe essere la sua funzione: ospitare provvisoriamente classi scolastiche mentre vengono ristrutturati gli edifici di provenienza.

Il Comitato Besta contesta la scelta di trasferire la procura dei minori nell’edificio nel Parco Don Bosco

L’annuncio del Comune sull’adeguamento delle scuole Besta per ospitare (per due anni, secondo l’assessore Raffaele Laudani) gli uffici di tribunale e procura dei minori viene contestato dal Comitato Besta anche per una questione simbolica. «Nella vecchia scuola i ragazzini ci entravano con i libri, ora ci entreranno con le manette?», domandano provocatoriamente gli attivisti in un comunicato diffuso ieri pomeriggio.
Di là dal simbolismo, al momento in quella zona si rischia di vivere una commistione, dal momento che attualmente alunne e alunni delle Besta continuano a utilizzare la vecchia palestra.

Ciò che però indispone il comitato è soprattutto il fatto che con questa decisione si ritarda o addirittura cancella la possibilità che quell’edificio scolastico possa essere ristrutturato. A tal proposito lo stesso comitato poco più di un mese fa ha tenuto un convegno con esperti di architettura e pedagogia e presentato un piano di recupero dell’immobile di circa 7 milioni di euro.
«Quando il Comune rinunciò al progetto della scuola Quadrifoglio ci fu la polemica sul milione di euro che bisognava pagare alla ditta che aveva perso i lavori e viste danneggiate le proprie strumentazioni – ricorda Rocca – Per collocare il tribunale dei minori nell’edificio serviranno adeguamenti, quindi altri soldi. Quelli si possono spendere?».

A monte di tutto ciò, l’annuncio del Comune «taglia le gambe al percorso partecipato» promesso dalla stessa Amministrazione, sottolinea Rocca sul futuro di quelle scuole. «Se partecipo, partecipo per che cosa? – sottolinea l’esponente del comitato – Se il percorso è partecipato, dovrà decidere del futuro di tutta l’area. Se partecipiamo prendiamo delle decisioni e le decisioni devono essere della popolazione, non solo un pezzettino innestato su un pezzo di decisione preso senza parlare con nessuno, come già successo quando il Comune annunciò che metà dell’edificio verrà abbattuto. Il percorso partecipato serve a che cosa? Se tutte le volte dobbiamo decidere il colore delle porte… è un peccato, perché la partecipazione non è questa».

Più in generale la sensazione del comitato è che l’Amministrazione non abbia una visione né una reale progettazione in merito, ma si muova per «far vedere che si fa qualcosa». Ciò non solo con le scuole Besta: «Anche guardando il piano scuole in generale – afferma Rocca – sembra proprio che si cerchino di spendere dei soldi per le cose che servono un pochino meno. Eppure lo stesso sindaco Matteo Lepore disse che ci sono scuole che non hanno ancora l’antisismica, mentre in alcune scuole ci sono ancora pannelli di amianto e altre non hanno un’area verde».

ASCOLTA L’INTERVISTA A DANIELA ROCCA: