La ripresa italiana che si è registrata finora dopo lo shock della pandemia ha visto un significativo aumento del pil a cui non corrisponde un aumento della qualità del lavoro e delle retribuzioni. E i meccanismi del Pnrr, che sta portando una pioggia di risorse economiche, rischiano di favorire le privatizzazioni di servizi pubblici.È l’allarme lanciato da Luigi Giove, segretario della Cgil dell’Emilia Romagna nel corso del dibattito in seguito alla presentazione di un rapporto dell’Ires.

Precarietà e privatizzazioni i rischi della ripresa e del Pnrr

La ripresa economica post pandemica ha una matrice liberista tanto a livello nazionale quanto nella nostra regione. A fronte di un dato, risalente alle statistiche Istat del settembre scorso, che segna una ripresa occupazionale di 30mila unità in Emilia-Romagna, appena 300 sono i posti di lavoro a tempo indeterminato. «Se guardiamo le dinamiche salariali – sottolinea Giove – verifichiamo che ci sono state delle riduzioni in termini di salario, un aumento del part-time involontario e, guarda un po’, le figure maggiormente coinvolte continuano ad essere giovani e donne».

Anche in una regione come l’Emilia-Romagna, dove il pil è cresciuto a livelli record del 6,9%, «il valore aggiunto è cresciuto, ma nulla si è trasferito sui salari e sui diritti delle lavoratrici e dei lavoratori», rimarca Giove, che si chiede se le risorse del Pnrr in arrivo serviranno ad alimentare ulteriormente questa dinamica o se verranno utilizzate per fare equità, ad esempio applicando i contratti nazionali di lavoro e favorendo i contratti stabili.

C’è però un altro rischio che il segretario regionale della Cgil ravvisa nel Pnrr: un ulteriore disimpegno del pubblico, che si concretizza in privatizzazioni più o meno striscianti di servizi anche essenziali, come la sanità o gli asili.
Nel piano governativo sono infatti previste grandi risorse dal punto di vista infrastrutturale, ma non sono previste equivalenti investimenti in termini di spesa corrente. «Ci saranno i soldi per fare i nidi, ma non ci sono le risorse per assumere le persone che poi dovranno lavorarci».

Un paradosso che non riguarda solo i servizi educativi, ma anche ambiti importanti come la sanità e che comportano una riduzione del perimetro pubblico, che è un altro modo di procedere verso le privatizzazioni.
«Sarebbe in grandissima contraddizione con tutte le cose che ci siamo detti in questi lunghissimi due anni – commenta Giove – Ci siamo detti che quando diluvia è la sanità pubblica che apre l’ombrello, perché quella privata lo chiude. Ci siamo detti che un sistema di istruzione pubblica è quello che garantisce la riduzione delle disuguaglianze e aumenta le opportunità».

L’ultima preoccupazione del segretario della Cgil dell’Emilia-Romagna riguarda la legalità. Quando arrivano tantissimi soldi in poco tempo, ciò moltiplica gli appetiti della criminalità organizzata. Per Giove è importante che si verifichi un controllo pubblico che consente di fare quanto l’Emilia-Romagna ha già fatto dopo il sisma del 2012: tenere la criminalità organizzata, le mafie, ai margini della ricostruzione.

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