Cosa sta succedendo a Radio Città del Capo? L’emittente bolognese si trova in una fase di difficoltà che è stata resa pubblica lo scorso quattro gennaio, ma che è frutto di passaggi e vicende che hanno contraddistinto sia la forma societaria che le dinamiche redazionali dell’ultimo decennio.
Sabato scorso, con un comunicato sindacale, le redattrici e i redattori hanno lanciato un appello, paventando il rischio di licenziamenti e il silenziamento stesso dell’emittente. Una versione che non trova d’accordo la proprietà, che ha replicato con un proprio comunicato.
Radio Città del Capo: una storia articolata
Per comprendere le dinamiche che attualmente investono Radio Città del Capo è necessario ricostruirne la storia.
Tutto comincia nel 1976 quando, sulla scia dell’esplosione delle radio libere in Italia, nasce a Bologna Radio Città, che trasmette sui 103.1 fm. L’esperienza dura con questo nome per circa un decennio, ma nel 1987 ci sono forti contrasti e divergenze nella redazione, al punto che le strade si dividono: chi resta ad animare i 103.1 fm assume il nome di Radio Città 103, coloro che fuoriescono danno vita a Radio Città del Capo, che comincia a trasmettere sui 96.25 fm.
La forma societaria scelta dai fondatori di Città del Capo è quella cooperativa, Not Available, che diventa così l’editore della nuova esperienza radiofonica e contribuisce a fondare anche il circuito di Popolare Network.
Un altro passaggio risale al 2004, quando viene acquistata la frequenza 94.7 fm di proprietà di Arci, che entra nella compagine societaria. Su quella frequenza trasmetteva Radio Fujiko, la cui redazione, orfana della frequenza e non senza contestare l’operazione, si rivolge allora a Radio Città 103, fondando così Radio Città Fujiko.
Un’ulteriore tappa, fondamentale per capire la situazione attuale, si registra nel 2011, quando la cooperativa Not Available, composta da giornalisti, si fonde con la cooperativa Voli, il cui scopo sociale e le cui attività non hanno a che fare con la radiofonia. Il dilemma che porta a questa scelta è abbastanza tipico della radiofonia indipendente, in perenne bilico per le ristrettezze economiche.
Questo passaggio societario trova una dissidenza interna, in particolare quella dell’allora direttore responsabile, Paolo Soglia, che contesta la scelta ravvisando il rischio di una perdita di indipendenza dell’emittente. Soglia si trova però in minoranza e si dimette, pur restando lavoratore all’interno della radio.
Sostenibilità economica vs autonomia
La giornalista Lucia Manassi assume la direzione e la mantiene per appena tre anni, perché nel 2015 avvengono altre vicende societarie e redazionali. La cooperativa Voli confluisce in Open Group, che diventa di conseguenza anche il nuovo editore di Radio Città del Capo, mentre ad assumere la direzione della testata è Giusi Marcante. La radio si trova quindi ad essere uno dei tanti rami di azienda di una grande cooperativa multiservizi. Anche la direzione di Marcante dura poco, perché nel 2016 lascia per andare a lavorare nello staff del sindaco di Bologna, Virginio Merola. A prendere il suo posto, nell’agosto dello stesso anno, è Riccardo Tagliati.
Il rischio di un condizionamento dell’autonomia redazionale della radio torna ad essere sollevato da un gruppo di redattori, che si raccolgono sotto il nome di Rcdc Viva e che aprono una lunga trattativa con la proprietà, preoccupati dai tagli alle ore e al personale che Open Group comincia a compiere. A lasciare, infatti, iniziano ad essere nomi di peso, come lo speaker storico Michele Pompei, seguito a distanza di pochi mesi dal caporedattore della redazione musicale, Francesco Locane.
Per contro, la dirigenza di Open Group, in accordo con una parte della redazione, sottolinea la necessità di una sostenibilità economica del progetto e di un progetto di rilancio della radio stessa. Le richieste di un comitato editoriale che possa garantire un’autonomia decisionale ed editoriale alla redazione vengono respinte e il gruppo di redattori di Rcdc Viva abbandonerà poi l’emittente per dare vita ad un altro progetto, Neu Radio, una web radio.
Ancora un nuovo editore: la nascita di Netlit
La questione della sostenibilità economica di Radio Città del Capo viene affrontata dall’editore attraverso la creazione di un network di emittenti che operano prevalentemente in Liguria, Piemonte e Valle D’Aosta. È così che nasce Netlit, una srl a base cooperativa che diventa il nuovo editore anche della testata bolognese. Le quote societarie sono così ripartite: Open Group detiene il 40%, così come la cooperativa Mandragola, mentre la Fondazione Sotto i Venti ha il 20%.
In questo modo, Open Group alleggerisce il proprio impegno economico nei confronti di Radio Città del Capo, dal momento che i costi – compresi quelli di alcune unità lavorative – vanno in carico al nuovo soggetto, ma si riduce anche a due quinti la proprietà delle due frequenze dell’emittente bolognese e del potere decisionale.
Nel frattempo altre voci storiche della vecchia Radio Città del Capo abbandonano in aperto disaccordo con le scelte di Open Group e di parte della redazione.
Sul versante redazionale alcuni cambiamenti iniziano a farsi sentire, perché alcune delle tradizionali trasmissioni cedono il passo a nuovi format realizzati dal e per il network.
Delle novità riguardano anche le frequenze: nell’estate del 2019 viene ufficializzato un restyling. In particolare, viene ceduta la frequenza che fu di Fujiko, i 94.7 fm, in cambio di una frequenza su Firenze, dove però non viene ritrasmesso il segnale di Radio Città del Capo, ma di un’altra emittente del network Netlit. Contestualmente, l’altra frequenza, i 96.25 fm, viene aggiustata sui 96.3 fm per rendere più facile la ricerca sulle autoradio. In aggiunta, l’emittente bolognese comincia a trasmettere in Dab, il digitale terrestre per le radio.
Lo scontro attuale
Sabato scorso la redazione di Radio Città del Capo ha lanciato un appello. Nel comunicato sindacale – che ha il titolo emblematico “Vogliono zittire Radio Città del Capo” – si sostiene che “entro il 10 gennaio 2020 l’editore di Radio Città del Capo, la NetLit srl, ha deciso di eliminare dalla programmazione i programmi locali di cronaca, politica e cultura e di smantellare la redazione di Bologna. I giornalisti potrebbero anche perdere il lavoro”.
Una versione che non trova d’accordo la proprietà, che interviene attraverso il suo presidente, Renato Truce, il quale sostiene addirittura l’opposto, cioè che “intende incrementare l’autoproduzione quotidiana di notizie relative alla propria linea editoriale passando dalle attuali 6 ore al giorno alle future 15 ore di informazione/intrattenimento”.
Detta in altri termini: i lavoratori e le lavoratrici dell’emittente bolognese denunciano un possibile smantellamento che la proprietà non solo nega, ma addirittura afferma essere un incremento della produzione.
Per capire il perché di due narrazioni opposte occorre andare a monte, dove si scopre che è in corso uno scontro a livello societario. Ad esplicitarlo è un comunicato della stessa Open Group, diramato sempre sabato, che afferma testualmente: “Open Group, socio di minoranza di NetLit, segue con preoccupazione quello che sta accadendo.
La nostra cooperativa ha visto nella nascita di Netlit la possibilità di dare vita a una nuova realtà del panorama editoriale nazionale rivolto alla Media Literacy, alla produzione e alla distribuzione di trasmissioni radiofoniche. Tuttavia, a causa di una visione strategica divergente rispetto alla maggioranza di Netlit, alla mancanza di condivisione di metodi e di modalità, il rappresentante di Open Group ha di recente presentato le dimissioni dal consiglio di amministrazione di Netlit.
Di fronte ai conflitti emersi che vedono contrapposti la maggioranza della società editrice e i lavoratori, rispetto alla cui tutela l’impegno di Open Group sarà massimo, ribadiamo, pur non avendo la possibilità di intervenire, l’opportunità di riaprire il confronto per trovare soluzioni costruttive che possano rilanciare il progetto con tutte le sue potenzialità”.
Dopo aver contribuito a creare il nuovo soggetto che edita Radio Città del Capo ed avervi trasferito la proprietà delle frequenze e parte del personale, Open Group denuncia quindi di trovarsi in conflitto con la maggioranza della società editrice e di non poter fare nulla perché rappresenta una minoranza nel cda.
Nel frattempo, l’Amministrazione comunale di Bologna, attraverso l’assessore Marco Lombardo, ha affermato di voler aprire un tavolo di confronto. “Come Comune di Bologna convocheremo nei prossimi giorni un tavolo di confronto – scrive Lombardo su Facebook – per cercare di ascoltare le ragioni dell’editore e quelle dei lavoratori per fare tutto il possibile perché non venga zittita Radio Città del Capo”.