Il vaso di pandora è stato scoperchiato in Messico, un paese che conta 124mila desaparecidos dal 1962, almeno 100mila solo dal 2006. Una guerra, quella mal chiamata alla “droga”, che è servita per ridisegnare il territorio, imporre progetti di estrazione di ricchezza da vita e territorio. Una triangolazione tra gruppi criminali, economie legali e istituzioni.
Ad un ora da Guadalajara, capitale del Jalisco, qualche giorno fa è stato trovato un campo di reclutamento e sterminio, un campo scovato, dopo segnalazioni e denunce, da Madres Buscadoras, accompagnate da forze di polizia. Un rancho noto e ispezionato, dove però non si erano trovati a settembre resti di corpi, scarpe, e altri oggetti di persone che non si sa chi siano, ma anche armi ad uso esclusivo dell’esercito però nelle mani del gruppo criminale Jalisco Nueva Generacion.

In Messico scoperto un campo di sterminio di desaparecidos, la lotta delle Madres Buscadoras

Questa è invece la scena trovata dalle madri una volta entrate. Nelle stesse ore altri posti simili, fosse comuni, sono state individuate in Tamaulipas.
La macchina della politica ha cercato di fermare l’indignazione e la rabbia, provando a dire che c’è da aspettare e da capire.
«Noi, famiglie di persone scomparse, abbiamo visto e sentito la sua risposta sulla crisi delle sparizioni che si aggrava ogni giorno di più – inizia una lunga lettera della rete delle Madres Buscadoras a Claudia Sheinbaum, presidentessa del Messico – Siamo profondamente preoccupate per la sua proposta, che riflette una mancanza di conoscenza dei meccanismi istituzionali e delle procedure già esistenti nel Paese in termini di ricerca e indagine».

La lettera prosegue: «Sappiamo che, come tutti i governi messicani, anche questo non ha mostrato un reale e serio interesse a consultarci e a stabilire un dialogo costruttivo, tuttavia esercitiamo il nostro diritto non solo di esprimerci, ma anche di partecipare alle questioni relative alla ricerca dei nostri parenti. Ribadiamo in ogni momento la volontà delle famiglie di impegnarsi nel dialogo quando il governo sarà abbastanza serio da affrontare realmente il problema. Chiediamo ai suoi consulenti di aiutarla a informarsi sui meccanismi, le istituzioni, le procedure e le leggi già esistenti in materia di sparizione di persone. Ciò che ha presentato al momento dimostra solo la sua ignoranza della questione e la sua intenzione di ingannare la popolazione».

Il Messico si configura così come uno Stato criminale, non una narco-democrazia, e ogni giorno il gomitolo di ramificazioni tra poteri si fa più stretto, e più ci si allontana da Palazzo Nazionale più è indistricabile.
In Messico c’è una guerra con migliaia di morti e di desaparecidos, una guerra che colpisce chi mina l’interesse dell’economia, che sia legale o illegale. C’è una guerra di cui non si parla e si preferisce raccontare di cartelli e narcos, e al limite di mele marce. “La verità fa male lo so”, ma ora il vaso è aperto e difficilmente si richiuderà.

Andrea Cegna

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Andrea Cegna, giornalista freelance, in Messico, autore de L’Oblò su Radio Città Fujiko tutti i lunedì con cui racconta il latino america. In Messico sta girando un documentario, intitolato Mexico 2025, è possibile finanziare e appoggiare il suo lavoro partecipando al crowdfunding su Produzioni dal Basso oppure iscrivendosi alla sua newsletter di analisi il finestrino.