Pienamente annunciate nei giorni scorsi, sono arrivate in questi minuti le dimissioni ufficiali del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. A un terzo di un inedito secondo mandato, Napolitano lascia l’incarico. Tra due settimane le prime votazioni per il suo successore.

Giorgio Napolitano si è dimesso. Come già più volte preannunciato, l’ormai ex-Presidente della Repubblica, ha rassegnato le sue dimissioni aprendo la partita del Quirinale. Entro le prossime due settimane il Parlemento in seduta comune, insieme ai delegati, dovrà cominciare a votare per il successore di Napolitano.

La presidenza (ma potremmo dire le presidenze) di Giorgio Napolitano è durata per quasi 9 anni dal maggio 2006 ad oggi. Storico componente della corrente moderata e ortodossa del PCI, dopo aver ricoperto l’incarico di Presidente della Camera dei Deputati e quello di ministro dell’interno nel primo governo Prodi, è stato nominato senatore a vita dal Carlo Azeglio Ciampi.

L’elezione a Presidente della Repubblica avvenne nel maggio del 2006, dopo le elezioni politiche che videro la coalizione di centrosinistra guidata da Romano Prodi affermarsi sul centrodestra. La rielezione, caso unico nella storia repubblicana di questo paese, fu il risultato dell’impasse generata dall’esito delle elezioni politiche del febbraio 2013, ma anche della famosa vicenda dei 101 franchi tiratori del Partito Democratico che affossarono la candidatura di Romano Prodi.

La presidenza Napolitano ha visto succedersi vari esecutivi di diverso colore politico, nell’ordine: Prodi, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, senza considerare il tentativo abortito di formazione di un esecutivo Bersani.

Napolitano ha rappresentato un momento di svolta e, al tempo stesso, di continuità – sostiene Luca Alessandrini, direttore dell’Istituto Parri – Di svolta perchè, sicuramente, è andato oltre i propri poteri costituzionali, avocando a sè decisioni che sarebbero state del parlamento e del governo. Di continuità, invece, perchè è stato anche capace di essere discreto, di rappresentare la serietà delle istituzioni senza andare oltre questo limite”.