In apertura della prima udienza del nuovo processo per la morte di oltre ottocento manifestanti della rivoluzione, il presidente della Corte d’Assise Mustafa Hassan Abdalla ha annunciato la sua rinuncia. La rabbia dei parenti delle vittime e il Paese sull’orlo della crisi.
I legali delle famiglie dei “martiri” hanno contestato il giudice, lo stesso che ha assolto tutti gli imputati nel processo per la cosiddetta “battaglia dei cammelli”, dove morirono oltre 800 persone, vittime degli scontri tra rivoluzionari e polizia.
Soddisfatti della decisione i Fratelli musulmani. Secondo varie fonti legali, il nuovo processo potrebbe richiedere mesi perché sono oltre 30 mila i faldoni da esaminare.
La procura ha trasmesso alla Corte rinunciataria gli atti della commissione d’inchiesta sulle uccisioni e che stando alle indiscrezioni pubblicate dal quotidiano The Guardian rivelano pesanti responsabilità delle forze armate, tra cui violenze e torture.
Il rischio di scarcerazione del ex leader egiziano è però lontana, visto che il rais è implicato in altri processi per corruzione. Per il momento rimarrà in prigione. Nel primo processo Mubarak e il suo ex ministro dell’Interno Habib el Adly sono stati condannati all’ergastolo.
Intanto la situazione della popolazione egiziana peggiora: iniziano a scarseggiare i generi di prima necessità e già si parla di possibile “default” statale nel giro di poco più di tre mesi. Continua anche la repressione dei media e dell’opinione pubblica: emblematico il caso di Bassem Yussef, un comico egiziano che conduce una delle più popolari trasmissioni di satira, Al-Barnamag.
Le accusa per lui sono state di reati d’opinione tra cui diffamazione al presidente Mohammed Mursi, per cui ha già subito un arresto ed è stato rilasciato su cauzione.
Durante il suo programma di satira Bassem aveva condannato la deriva autoritaria del governo di Mursi e dei Fratelli Musulmani, ricordando anche gli attivisti e giornalisti che sono in prigione per aver lottato in nome della libertà di espressione.