Venerdì prossimo, 17 novembre, sarà al Teatro Fanin di San Giovanni in Persiceto per portare in scena “Oylem Goylem“, ma è evidente che non si tratta “solamente” di una pièce teatrale. Moni Ovadia, dopo la querelle che lo ha investito e che lo ha portato sull’orlo delle dimissioni dalla direzione del Teatro Comunale di Ferrara a causa della sua presa di posizione sul conflitto in Medio Oriente, calca il palcoscenico con uno spettacolo che lui stesso definisce “politico”.
«È la glorificazione dell’esilio, della diaspora, antagonistica a ogni forma di nazionalismo, tanto più al nazionalismo ebraico», afferma l’artista ai nostri microfoni.

Per Moni Ovadia è il nazionalismo la chiave di lettura del conflitto in Medio Oriente

È proprio il nazionalismo, secondo Moni Ovadia, la chiave per comprendere quanto sta accadendo in Israele e Palestina. E afferma di aver purtroppo previsto quanto sta accadendo. «Io lo sapevo che si sarebbe arrivati a questo disastro, da almeno vent’anni andavo dicendo questa cosa, una delle poche voci esclamanti sul deserto», sottolinea l’attore.
Il conflitto in corso, dunque, «è il risultato di una politica cieca e ottusa, oltre che violenta e criminale da parte dei governi israeliani, soprattutto di quelli dell’ultimo trentennio – continua Ovadia – Hanno sempre rifiutato l’idea di uno stato palestinese, di farlo scomparire in quanto popolo, riducendoli a dei paria».

Secondo Ovadia l’azione di Hamas ha drammatizzato la situazione in modo particolarmente brutale e violento. Tuttavia l’attore dice di non fidarsi delle ricostruzioni mainstream, spesso dedite alla propaganda, e di aspettare i risultati di un’inchiesta indipendente per esprimere un’opinione.
Al dramma in corso, però, si aggiunge anche lo sconforto per la consapevolezza che questo conflitto andrà avanti all’infinito, almeno fino a quando non si capirà che l’unica soluzione è che i diritti del popolo palestinese trovino applicazione.

Il problema di fondo, però, è che il nazionalismo non è ancora stato sconfitto. Dopo averci regalato due guerre mondiali, dopo essere stato il principale persecutore degli ebrei, il nazionalismo è ancora forte e vivo ed è stato assimilato via via dai governi israeliani sionisti.
«Bisogna eradicare alla radice, con il pensiero critico, ogni tentazione nazionalista – sottolinea Ovadia – Il nazionalista ha necessariamente bisogno di un nemico e con questa logica si va per forza allo scontro, perché il nazionalismo ti porta a pensare che sei migliore degli altri. Ma come puoi pensare che essere nato per caso in un luogo, per cui non hai nessun merito, nessuna scelta, ti possa legittimare a ritenerti in una condizione migliore di altri? È proprio stupido».

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